L'avanguardia nel teatro francese


Roger Blin, nome che a molti dice poco, è in realtà una delle figure fondamentali nel teatro moderno francese. Io stessa, prima che me lo facesse conoscere mia sorella, studentessa di cinema, non l’avevo mai sentito nominare. Eppure, se dico Samuel Beckett qualcosa scatta nella mente. Ebbene, Blin è stato il primo a mettere in scena “Aspettando Godot” nella versione che conosciamo tutti: un albero, una strada di campagna e luci del tramonto.
Blin ha sperimentato macchinari innovativi, era convinto che fossero possibili più regie per la stessa opera, era mentalmente coinvolto nel Sessantotto ma politicamente distaccato. Nel libro curato da Lynda Bellity Peskine, “Artaud, Beckett, Genet e gli altri”, si raccontano le opere che ha messo in scena corredate del contesto storico, elemento molto importante perché lo condiziona in modo preponderante. Infatti, è solito scegliere cosa rappresentare a seconda di ciò che trasmette l’opera. Non a caso è uno dei firmatari del Manifesto dei 121: una lettera aperta al governo francese firmata da 121 intellettuali in favore della libertà d’espressione. Questa firma costò a Blin e agli altri l’esclusione da televisione e radio per un anno. Ma la sete del teatro è dura a morire per Roger: continua a battersi per la sua arte, nonostante non perda mai il cinismo e l’ironia che caratterizza ogni sua rappresentazione.


Silvia Moranduzzo

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