Via il marcio dalle istituzioni

Fin da piccola mi è stato insegnato a rispettare le istituzioni e chi le rappresenta. Ma non sono più sicura che sia ancora attuale questa filosofia nell’Italia di oggi. Come posso rispettare un’istituzione che non rispetta me? Come si può avere rispetto di una divisa che è la prima ad abusare del cittadino?
Leggendo l’intervista a Patrizia Aldrovandi sul Fatto Quotidiano del 29 marzo mi sono venuti i brividi. Suo figlio, picchiato a morte da quattro poliziotti poi condannati, non ha ancora avuto piena giustizia: l’avrà quando i colleghi dei colpevoli la smetteranno di infierire sulla sua famiglia e sulle altre che, come gli Aldrovandi, hanno avuto una sorte simile. Appostamenti, insulti, denunce: tutto ciò per spaventare, non solo la famiglia, ma anche gli amici.
La legge non era uguale per tutti? Deve valere sia per il semplice cittadino, che per il poliziotto, che per un politico. Non è forse questa la frase che si trova nei tribunali? Vero è che in Italia parlare di legge uguale per tutti sembra più una barzelletta, guardando a come viene amministrata la giustizia. Se quei quattro agenti sono stati condannati, significa che erano colpevoli perciò sono indifendibili. Non voglio credere che tutti nelle forze dell’ordine li giustifichino: non è concepibile che chi ha il compito di proteggere difenda degli assassini. Perciò, come ha detto il ministro Cancellieri, io ripeto “Via il marcio”. Quando vedo un poliziotto devo sentirmi sicura che non mi capiterà nulla di male, voglio continuare a portare rispetto per quella divisa che è il simbolo della sicurezza.


Silvia Moranduzzo

Commenti

Post popolari in questo blog

Arcella, sicurezza dalla luce Giordani: Led nel quartiere e per la zona della stazione

La battaglia di mister "Mocio Vileda": "Un centro commerciale davanti al Catajo? Se lo faranno chiuderò al pubblico il castello"

Sciarpe rosse e lacrime per l’addio a Giselda