Tornare a casa non è indolore: lo racconta Mattia Signorini con "Ora"


La Fiera delle Parole, manifestazione culturale che sta avvenendo a Padova in questi giorni, offre la possibilità di mettersi a confronto con mille storie diverse: giornalisti, scrittori, poeti, politici. Tutti riuniti nella città che fu di Galileo per raccontare e spiegare il mondo.

Al Centro universitario si è radunata una piccola folla per ascoltare Mattia Signorini, scrittore originario di Rovigo, che ha presentato il suo ultimo lavoro: il romanzo “Ora”. Signorini racconta, tramite un flashback, la storia di Ettore che, appena può, scappa dal paesino dove vive vicino al Po con la sorella minore Claudia. Il protagonista non ha un buon rapporto con il padre e nella caotica Milano sembra ritrovare la serenità, in realtà solo apparente. Dopo una decina d’anni, i loro genitori decidono di partire e ritrovare i figli, ma restano uccisi in un incidente stradale. Nel frattempo Claudia è incinta di un ragazzo che scompare prima di apprendere la notizie ed Ettore si ritrova ad essere a capo di una così strana famiglia quando arriva la notizia della morte dei genitori. Torna nel suo paese per vendere la casa dove sono cresciuti: ha bisogno di soldi per il nipotino che sta arrivando. Ma lo stabile è da ristrutturare ed Ettore si mette al lavoro. Sistemando, scava nel passato della sua famiglia, incontra le persone che ha lasciato trovandole cambiate e trova molti punti in comune con una strana signora che guarda l’orizzonte in riva al Po: signora di cui Signorini non ha voluto svelare di più.
E’ la storia di un ritorno a casa, non solo fisico, anzi, soprattutto mentale e di cuore. Ettore aveva perso le sue radici e per ricostruire una nuova famiglia, con la sorella incinta, deve ritrovare sé stesso e deve fare pace con il suo passato.
Signorini confida al pubblico il fatto che quando ha finito di stampare il libro, a Milano, sembrava dirgli qualcosa. “Ora” non è un libro autobiografico ma è innegabile che si possano intravedere delle connessioni tra l’esperienza personale di Ettore e Mattia: entrambi nati in una piccola città si sono trasferiti a Milano ed entrambi sono scrittori. Signorini ha capito che il libro gli diceva “torna a casa”: a Rovigo, dove aveva la sua famiglia e i suoi amici, dove ha fondato la scuola di scrittura Palomar. Dove ritrovare le sue radici.
L’autore voleva accostare due mondi completamente diversi: il piccolo paese di provincia veneto, dove tutti si conoscono, si vive per lavorare, non cambia mai nulla; per converso, Milano, grande metropoli, caotica, confusionaria, in cui i pensieri si perdono in mille rivoli. A volte, dice Signorini, guardiamo così tanto al nostro obiettivo, al modo per raggiungerlo, che perdiamo tutto ciò che c’è in mezzo: il viaggio. Un po’ come dice la canzone dei Queen, Don’t stop me now. Non è importante la meta, ma ciò che provi quando corri.
Uno dei propositi del libro è raccontare vite normali in un contesto avulso dalla realtà, soprattutto raccontare l’Italia dal punto di vista della piccola città di provincia. E’ un romanzo che riguarda anche quelle parole non dette che distruggono i nostri animi e i rapporti con coloro che amiamo. Un libro intenso e ricco di significati, che ci ricorda che dovremmo dare più peso agli affetti e affrontare la vita con serenità.


Silvia Moranduzzo

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