La donna oggetto celebrata da "Miss maglietta bagnata"

Riaprono i Navigli, la manifestazione estiva più conosciuta di Padova. Tra le tante iniziative che animeranno il lungargine del Piovego dall’11 aprile al 29 luglio, ci saranno momenti culturali e altri di divertimento. Largo quindi a cortometraggi d’autore, libri, musica dal vivo di band emergenti ma anche all’alcol. La sicurezza sarà potenziata da telecamere e operatori che circoleranno tra la folla pronti a intervenire se necessario, oltre alle barriere anticamion già presenti lo scorso anno.
Purtroppo, l’esperienza di Miss maglietta bagnata prosegue e il 14 luglio una decina di ragazze sfilerà tra i getti d’acqua di alcuni “uomini” mettendo in mostra il seno. È curioso e quasi sconcertante che il Comune di Padova permetta la sfilata. Da un’amministrazione schierata a favore dei più deboli e dei diritti ci si aspetta altro. Si tratta di un concorso profondamente lesivo della dignità umana, maschile e femminile.
Uno degli alibi presentati dai sostenitori di Miss maglietta bagnata è che ci sono delle ragazze che decidono autonomamente di partecipare. Le donne che si prestano ad un concorso del genere sono vittime anch’esse della cultura maschilista vigente, la stessa che tante altre stanno combattendo: basti pensare al movimento #MeToo, nato sulla scia dello scandalo Weinstein. Le ragazze che sfilano tra i getti d’acqua sono persone insicure, necessitano di conferme e dato che non hanno autostima, l’unico modo per ottenere approvazione da parte del genere maschile è accontentare e stimolare gli istinti più bassi. Non sono consapevoli del loro valore e accettano la condizione di oggetto conferita dalla società. Sono state educate e vengono spinte a ottenere l’attenzione maschile attraverso il corpo, l’unica arma che pensano di avere.

D’altro canto, gli uomini che per vedere un seno devono umiliare una donna sono molto tristi. Un connubio di desolazione che, quindi, sarebbe del tutto evitabile. Quando si parla di femminicidi e violenza sulle donne si dice spesso che è un problema culturale. Un cambiamento è possibile se istituzioni, media e famiglia si uniscono nell’educare cittadini e figli al rispetto della donna. Ma se i primi a non impedire manifestazioni offensive come Miss maglietta bagnata sono le istituzioni (in questo caso, il Comune di Padova) allora è difficile che si verifichi quel cambiamento di cui tutti si riempiono la bocca. Se, inoltre, i media non protestano contro una serata profondamente sessista e lesiva della dignità umana come si può pretendere che gli uomini (e le donne) smettano di vedere il sesso femminile come un oggetto? Avallare Miss maglietta bagnata significa schierarsi dalla parte dei carnefici. Se non diciamo basta, siamo colpevoli.

di Silvia Moranduzzo

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