Ricreare la realtà. The Edge.Be Brave è l’ultima creazione di Uqido

Pubblicato su Corriere Imprese Nord Est (edizione cartacea) il 14 agosto 2017

Realtà o immaginazione? A volte la differenza non è così chiara: lo sanno bene gli ingegneri di “Uqido”, start-up padovana che sta cercando di rivoluzionare il mondo della realtà virtuale ovvero la simulazione di una situazione reale con la quale l’utente può interagire per mezzo di interfacce. Il loro ultimo lavoro non coinvolge solo la vista, ma anche tatto, olfatto e udito per far sì che ci si senta ancora più immersi nella simulazione. Si chiama “The Edge. Be Brave” e sarà presentata al pubblico il prossimo 15 ottobre in centro a Padova.
Si comincia indossando un visore, delle cuffie, uno zaino e dei sensori ai piedi. Di colpo, ci si ritrova immersi in un paesaggio di montagna. Si sente il vento sfiorare il viso, l’odore del bosco e il verso degli uccelli. Una pedana porta in alto, sulla cima della montagna, al di là della quale si può vedere il mare di un azzurro intenso. Viene richiesto di camminare fino al bordo di una passerella ed è difficile non avere paura: il vuoto minaccioso si apre sotto i piedi. Il coinvolgimento è tale che le gambe cominciano a tremare, si percepisce la tensione e l’insicurezza. Il gioco chiede di fare un salto e molte persone non ce la fanno. Il burrone non è reale ma il terrore di cadere sì. Per riuscire a creare un’esperienza così immersiva, “Uqido” ha studiato il cervello umano. Come ha spiegato Pier Mattia Avesani, CEO e co-fondatore dell’azienda, a TedX a Padova “la corteccia visiva rappresenta il 30% del cervello che sommato a tatto e udito arriva al 40% di volume occupato nella scatola cranica. Solo la corteccia visiva riceve 2 miliardi di stimoli al secondo, mentre tutti gli altri sensi ne ricevono un miliardo. Questo spiega bene come l’illusione visiva sia così convincente”.
L’intento dei giovani ingegneri di “Uqido” è quello di far avvicinare l’uomo alla natura attraverso la tecnologia racchiusa in “The Edge. Be Brave”. E magari, nello specifico, di superare la paura del vuoto. L’azienda sta puntando molto sul settore che, secondo Avesani, “raggiungerà i 59,5 miliardi di investimenti entro il 2022, con un tasso medio di crescita annuale del 65,7 per cento dal 2016 al 2022”.
“Uqido” è nata nel 2010 da due studenti stanchi di dover fare ore di coda agli sportelli: Pier Mattia Avesani e Alberto Silletti, provenienti rispettivamente dai corsi di laurea di Informatica Multimediale di Verona e Ingegneria Informatica di Padova. Infatti, il loro primo brevetto è “Simon”, un software che permette di prenotare il proprio posto in fila direttamente dal telefono, in modo da perdere meno tempo: funziona con un algoritmo che calcola e prevede l’avanzamento dei turni. Questa tecnologia è stata voluta anche dalla Regione Veneto per l’app “Pronto Soccorso” che mostra gli ospedali più vicini e il numero di pazienti che attendono di essere curati. È piaciuta così tanto l’idea che la società M31 Italia ha deciso di investire su questi ragazzi che sono in questo modo riusciti a fondare “Uqido”. L’azienda è cresciuta fino a contare attualmente 18 dipendenti, tutti sotto i 35 anni. Il fatturato del 2016 è stato di 300 mila euro mentre le previsioni per il 2017 vedono un aumento a 750 mila euro. Il futuro sembra roseo per “Uqido”: a breve si trasferirà da via Tommaseo a via Makallé, in uno spazio più grande, e le idee sono chiare per quanto riguarda la strada da percorrere. Si vorrebbe far crescere l’azienda in due direzioni, da una parte la progettazione di software ad hoc per altre aziende e dall’altra la produzione di esperienze di realtà virtuale da proporre direttamente all’utente finale.

Una piccola e giovane start-up promette di crescere bene. Si attende di vederla diventare adulta.


di Silvia Moranduzzo

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