Lo mettono ai domiciliari, picchia la moglie

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 6 gennaio 2018

Sono rannicchiate in un angolo mamma e figlia, abbracciate e tremanti. I volti sono una maschera di terrore. In casa con loro c’è il compagno della donna e padre della ragazzina. È ubriaco, ha picchiato la consorte con tutta la sua forza e l’ha minacciata. 
La madre della donna, spaventata da come la situazione sta degenerando, chiama i carabinieri e chiede un loro intervento. «Ha minacciato mia figlia, vi prego aiutatela», dice con la voce rotta dal pianto e dalla paura. Una pattuglia di Bagnoli di Sopra si reca immediatamente a Monselice, dove abita la famiglia. I due carabinieri si trovano di fronte ad una situazione molto delicata. Devono trarre in salvo mamma e figlia senza che il padre abbia la possibilità di infierire ulteriormente. Cercano di calmare l’uomo e di farlo allontanare dalle vittime che non si muovono. Sono paralizzate dalla paura nonostante la presenza rassicurante dei carabinieri. Ma improvvisamente l’uomo rompe un bicchiere e si scaglia contro i militari dell’Arma che tentano di immobilizzarlo. 
Ha luogo una colluttazione: uno dei carabinieri si ferisce a un ginocchio, l’altro al braccio. Lottano fino a quando riescono a mettergli le manette. Cercano di rassicurare madre e figlia che non devono più avere paura, ma serve a poco: le due restano immobili, gli occhi spalancati. L’uomo è un nordafricano di 30 anni, pregiudicato. Stava scontando ai domiciliari la pena di sei anni per tentato omicidio: aveva aggredito un parente. Sotto effetto dell’alcol, dopo una lite, gli aveva quasi reciso la gola con una bottiglia rotta. La pm Cristina Gava ha rimesso l’uomo in carcere, per allontanarlo dalla famiglia. Ora è accusato di maltrattamenti e resistenza a pubblico ufficiale. Non ci sono denunce precedenti per maltrattamenti ma il dubbio delle forze dell’ordine è che questa non sia stata la prima volta che l’ira dell’uomo abbia trovato sfogo sulla compagna. E non è chiaro se vittima dei suoi scatti di rabbia sia stata anche la figlia. Non si esclude nessuna ipotesi. In ogni caso, la loro vita rimarrà segnata: un tale abuso lascia ferite profonde.

di Silvia Moranduzzo

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