La strada verso la parità è lunga ma ci stiamo muovendo

Alicia Keys durante la marcia delle donne a Washington,
il 21 gennaio 2017
La festa della donna è un momento per fare il punto sulla strada che si deve ancora percorrere per far sì che sia raggiunta la parità tra uomo e donna. Parità che non significa affermare che uomini e donne sono uguali. Parità significa uguali diritti dal punto di vista lavorativo, sociale, culturale, famigliare.

Una donna che decide di lavorare non deve essere considerata come una cattiva moglie o madre.
Una donna che decide di fare la casalinga a tempo pieno non deve essere discriminata.
Una donna non deve essere costretta a firmare le dimissioni in bianco cosicché possa essere licenziata in caso di gravidanza.
Una donna deve poter decidere di non avere figli senza essere considerata una donna a metà.
Una donna deve poter camminare per strada senza temere offese, molestie o stupri.
Una donna deve avere lo stesso stipendio di un uomo, a parità di competenze e mansioni, e deve avere le stesse possibilità di fare carriera.
Una donna che denuncia uno stupro non deve sentirsi chiedere “Come eri vestita?”.
Una donna che denuncia molestie e stalking va protetta subito.

Servono più asili nido e incentivi alla maternità.
Servono garanzie di stabilità economica.
Serve un congedo di paternità per i neopadri che attualmente possono usufruire solo di due giorni.
Serve educare i bambini al rispetto della donna sin da piccoli.
Servono leggi che vadano al di là delle quote rosa.
Serve che gli uomini lottino a fianco delle donne per conquistare la parità.


Il cambiamento di un’epoca storica si può definire sempre dal progresso femminile verso la libertà perché qui, nel rapporto della donna con l’uomo, appare nel modo più evidente la vittoria della natura umana sulla brutalità. Il grado dell’emancipazione femminile è la misura naturale dell’emancipazione universale” (François Marie Charles Fourier)

di Silvia Moranduzzo

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