Omicidi risolti e mille arresti, l’anno dell’Arma

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 29 dicembre 2017


Più di mille arresti, oltre seimila denunce e decine di operazioni completate con successo. Il bilancio di fine anno dei carabinieri di Padova è di quelli positivi e ha segnato un duro colpo al mercato della droga con circa 200 spacciatori finiti al fresco.
Non solo. Nel corso del 2017, i militari dell’Arma hanno risolto tre omicidi consegnando i colpevoli alla giustizia in poco tempo. Si tratta del figlio adolescente di Enrico Boggian che ha ucciso il padre con un colpo alla nuca inscenando poi una disgrazia (marzo); del serbo che ha ucciso e abbandonato in un canale Matteo Venturini (febbraio); e di Benedetto Allia (figlio del pregiudicato Salvatore) che ha sparato e ucciso Francesco Mazzei (settembre) e ferito il tunisino che lo accompagnava. Nel 2017 i carabinieri hanno anche smantellato diverse organizzazioni. Va ricordata l’operazione «Gitane Slot» di inizio anno che ha portato in carcere nove italiani che avevano rubato sei automobili e messo a segno ben 17 rapine tra Padova, Vicenza, Venezia e Treviso. A ottobre invece è stato il turno dell’operazione «Marmotta» che ha permesso l’arresto di sette italiani con l’accusa di detenzione abusiva di ordigni esplosivi e di furto aggravato in concorso. La banda aveva rapinato sportelli automatici nelle province di Padova, Vicenza e Verona facendo esplodere i bancomat. L’ultima operazione in ordine di tempo riguarda infine l’arresto di sette marocchini e di una romena, gestori di un giro di spaccio di cocaina ed eroina che fruttava migliaia di euro. I militari hanno contribuito anche a fermare un rapinatore seriale (soprannominato occhi di ghiaccio per le sue iridi di un azzurro chiarissimo) che aveva terrorizzato la città con 11 assalti a farmacie, tabaccherie e banche.
Tra le tante operazioni riuscite c’è anche «Arancia meccanica»: sei giostrai, tutti appartenenti alla stessa famiglia, sono stati arrestati per concorso in duplice tentato omicidio. A maggio i sei avevano organizzato una spedizione punitiva nei confronti di una famiglia di origine sinti. Erano armati di pistola, coltelli e mazze. Sono stati fermati appena in tempo.

di Silvia Moranduzzo

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