"La Verità", il nuovo quotidiano di Maurizio Belpietro

Da oggi, martedì 20 settembre, per sei giorni la settimana (da martedì a domenica) sarà in edicola il nuovo quotidiano di Maurizio Belpietro, ex direttore di "Libero", con sede a Milano, in via Lunigiana. Si chiamerà "La Verità", un nome che nella bocca di uno dei giornalisti conosciuti come servi del regime berlusconiano sa di ironia. Costerà un euro, forse il prezzo meno caro tra tutti i quotidiani, avrà 24 pagine e dice di ispirarsi al "New York Times". Probabilmente intende come formato (tabloid, lo stesso di Repubblica), perché per il resto ha poche possibilità di essere paragonabile al lavoro del più grande quotidiano americano, sempre stando alla fama di Belpietro. Che questi sia rinsavito e abbia deciso di seguire la deontologia professionale sarebbe un bel passo avanti. 
Tra i collaboratori ci saranno Giampaolo Pansa, Mario Giordano, Luca Telese (che quando dirigeva Pubblico veniva fortemente criticato da Belpietro), Francesco Borgonovo, Cesare Lanza. Il capitale della nuova società dovrebbe ammontare intorno ai 2,5 milioni di euro ma non si sa chi siano i finanziatori (amministratore delegato è Enrico Scio): una mancanza di trasparenza che mal si adatta al nome che porterà il quotidiano. L’unico imprenditore di cui si conosceva il nome e che poi si è tirato indietro era Fabio Franceschi, a capo di Grafica Veneta (stampatore di “Harry Potter and the Cursed Child”): “Non c’era feeling” è stata la sua giustificazione, che fa pensare più a una lontananza di ideologie politiche. In Italia siamo famosi per la commistione tra impresa e politica e attaccare Renzi apertamente può non essere l’ideale nella mente di un uomo d’affari.
Non ci saranno schemi settoriali, cioè non ci sarà la sezione politica, economia, cultura e via dicendo, ma le pagine verranno dedicate ogni giorno alle notizie più importanti a seconda di un ordine che definirà la redazione volta per volta.
Nell’agosto del 2009 Belpietro si era dimesso da direttore di "Libero" perché la famiglia Angelucci, proprietaria del quotidiano, voleva sostituirgli Vittorio Feltri che lo aveva fondato 9 anni prima.
Ad un’intervista a Radio Radicale, il fondatore de "La Verità" ha affermato di voler essere libero dai condizionamenti di partiti e imprenditori e di seguire lo spirito della discesa in campo di Silvio Berlusconi nel ’94. In sostanza, non si discosta molto da quello che ha sempre fatto, il che vuol dire scordarsi di somigliare al NYT. Ai microfoni ha poi affermato di volersi avvalere di collaboratori mantenendo la redazione ristretta per contenere i costi.

Per quanto diverse possano essere le visioni che si hanno, quando nasce un nuovo organo di stampa, specialmente in un momento così difficile per il mondo dell’editoria, si può fare solo una cosa: auguri, e che vinca l’informazione.

di Silvia Moranduzzo

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