"Prima i nostri": svizzeri contro frontalieri italiani

Italiani a casa vostra” non è una derisione del motto leghista “immigrati fora dai ball”, ma l’esito del referendum che si è tenuto nel Canton Ticino domenica 25 settembre. Il 58% ha votato per privilegiare nelle assunzioni la manodopera indigena, a fronte degli oltre 69 mila italiani che ogni giorno vanno a lavorare in Svizzera. Tuttavia, l’articolo “Prima i nostri”, promosso dal partito di destra Udc e dalla Lega dei Ticinesi, che dovrebbe entrare nella Costituzione svizzera non avrà vita facile sia a causa delle leggi federali sia perché in aperto contrasto con la normativa Ue.
Roberto Maroni ha annunciato presto “le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori”: facile attaccare quando si tratta degli altri, ma quando la stessa logica la applica un altro Paese su di noi allora il fastidio si sente.
Dietro il risultato di questo referendum c’è sicuramente la mancanza di conoscenza delle regole basilari dell’economia: senza italiani, qui chiudiamo” ha dichiarato al “Corriere della Sera” l’ex pm antimafia svizzero Paolo Bernasconi.
Per ora non ci saranno cambiamenti dato che il referendum era una semplice sollecitazione per Berna, e non una legge a effetto immediato. “Quello che non è da sottovalutare però è che questi risultati sono il sintomo di un clima che potrebbe diventare esplosivo - afferma Eros Sebastiani, presidente dell’Associazione Frontalieri del Ticino -, purtroppo ci sono davvero delle situazioni che esasperano gli animi, come i casi di tanti lavoratori stranieri, non dico italiani, che accettano di lavorare per paghe bassissime”.

I frontalieri discriminati oltre a condurre una vita senza tempo libero, ricevono salari più bassi rispetto agli svizzeri e hanno meno diritti, come riporta il sindaco di Lavena Ponte Tresa, Pietro Vittorio Roncoroni: “I contratti collettivi in Svizzera sono solo nel commercio, nell’edilizia e nella siderurgia. Gli altri settori vivono di negoziazione diretta. È questo che crea il dumping salariale. Il frontaliere accetta salari più bassi, ma sarebbe ben contento di vedersi riconosciuta una pari dignità, anche di stipendio”. Roberto Cattaneo, responsabile della Uil frontalieri, riferisce che un impiegato medio in Svizzera può guadagnare circa 5 mila franchi al mese (circa 4.100 euro) mentre un italiano arriva a circa 2.500 franchi (circa duemila euro). Il mercato del lavoro svizzero non ha mai ricevuto una regolazione vera e propria da parte dello Stato e da qui arrivano le terribili disuguaglianze. Le stesse che nel nostro Paese riserviamo agli stranieri.

di Silvia Moranduzzo

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