24 gennaio 1979: muore Guido Rossa

Erano le 6.35 del mattino del 24 gennaio 1979. Faceva freddo e si sentiva l’umidità del mare. Genova, via Ischia 4. Guido usciva di casa per andare al lavoro: era operaio all’Italsider e sindacalista della Cgil. Si diresse verso la sua Fiat 850, parcheggiata davanti ad un furgone al cui interno erano appostati Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Campi. Il commando di brigatisti gli sparò alla schiena. Fu il primo omicidio di un sindacalista di sinistra compiuto dalle Brigate Rosse. Sono gli anni di piombo.
Guido Rossa era un semplice operaio iscritto al Partito Comunista Italiano, come molti altri. Sindacalista della Cgil all’Italsider di Genova-Cornigliano e appassionato di alpinismo. Vicino alla macchinetta del caffè allo stabilimento spesso si trovavano volantini delle Brigate Rosse ma nessuno sapeva chi li lasciava. Con il tempo Rossa individuò il fiancheggiatore del gruppo armato in Francesco Berardi, l’addetto a distribuire le bolle di consegna. Rossa ne parlò con gli altri due delegati sindacali perché voleva denunciarlo: seguiva l’ideologia del partito e non quella dei gruppi extraparlamentari o armati. I colleghi, tuttavia, lo lasciarono solo. La vigilanza della fabbrica fermò Berardi che si dichiarò prigioniero politico e venne consegnato ai carabinieri che lo arrestarono. Verrà condannato a quattro anni e mezzo di reclusione. Rossa ha firmato la sua stessa condanna a morte.
Al funerale parteciparono circa 250 mila persone, tra cui l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Le Brigate Rosse era un’organizzazione armata di estrema sinistra, nata nel 1970 con lo scopo di rovesciare l’ordine democratico dello Stato per attuare il comunismo. Il loro metodo di azione era la lotta armata perciò i militanti erano per la maggior parte latitanti. Leader erano Alberto Franceschini, fondatore del Collettivo Politico Operai Studenti di Reggio Emilia, Renato Curcio, protagonista delle proteste del ’68 all’Università di Trento, e la moglie Margherita Cagol. Si differenzia enormemente dai gruppi extraparlamentari dediti all’illegalità di massa perché il suo modus operandi comprende il sequestro, l’attentato e l’omicidio. Le BR rapirono e uccisero Aldo Moro, due volte Presidente del Consiglio, democristiano, che stava aprendo una via ai comunisti perché potessero entrare al governo e superare la conventio ad excludendum. Moro parlava di “terza via” e Enrico Berlinguer, segretario del Pci, parlava di “compromesso storico”. Quello fu il primo grave errore dell’organizzazione. Moro era ben visto anche negli ambienti di sinistra, era uno statista riconosciuto anche in ambito internazionale e la sua morte non giovò alla sinistra italiana quanto ad alcune correnti democristiane, che cominciavano a ritenere scomode le aperture a sinistra di Moro. Si trattava comunque di un uomo di governo. Con l’omicidio di Guido Rossa le BR si suicidarono politicamente perché attaccarono un uomo della classe operaia, motore dell’ideologia comunista e base di reclutamento anche per i brigatisti. Gli operai cominciarono a diffidare di un’organizzazione che decideva di colpire anche loro. Senza base politica e sostenitori, la morte delle Brigate Rosse era inevitabile. Decimate dagli arresti cessarono di esistere alla fine degli anni Ottanta.


di Silvia Moranduzzo

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