Caso Cucchi: carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale

Si è chiusa l’inchiesta bis sul caso di Stefano Cucchi, aperta nel novembre 2014. I magistrati contestano il reato di omicidio preterintenzionale nei confronti di tre dei carabinieri che arrestarono il ragazzo nell’ottobre 2009, Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Giovanni Musarò sostengono che la morte di Cucchi è avvenuta in seguito alle percosse subite la notte del suo arresto. Sono accusati di calunnia il maresciallo Roberto Mandolini, che aveva proceduto all’arresto in quanto allora comandante della stazione dei carabinieri Appia, e anche i carabinieri Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco. Viene contestato a Tedesco e Mandolini anche il reato di falso verbale di arresto. Essendo stato ipotizzato il nesso tra le percosse ricevute e la morte di Stefano, vi sono i presupposti per un nuovo processo che riscriverà tutta la storia.
Resistere e avere fiducia nella giustizia” è il messaggio affidato a Facebook di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che fin dall’inizio si è battuta per far emergere la verità sul fratello.
Tutto comincia la sera del 15 ottobre 2009, a Roma, quando Stefano viene arrestato per spaccio di droga. Viene decisa la custodia cautelare e viene processato per direttissima. Il giorno dell’udienza si presenta con evidenti ematomi agli occhi, che non aveva la sera dell’arresto. Il giudice chiede una nuova udienza e la custodia cautelare a Regina Coeli, durante la quale le condizioni di Stefano peggiorano tanto da doverlo ricoverare all’ospedale Fatebenefratelli. Qui i referti riportano di lesioni ed ecchimosi a gambe, viso, addome e torace. Morirà all’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre 2009. Si aprono le indagini: il personale carcerario afferma di non aver esercitato violenza su Stefano e la famiglia pubblica le foto del ragazzo in obitorio, foto nelle quali sono ben visibili gli ematomi e lo stato di denutrizione. Il detenuto Marco Fabrizi afferma di aver chiesto di essere sistemato nella stessa cella di Stefano ma un agente ha rigettato la richiesta mimando il gesto di percuotere qualcuno. Altre due detenute affermano di aver visto gli agenti picchiare il ragazzo. Si alternano varie versioni: morte per lesioni, per tossicodipendenza, per Aids, per denutrizione.

In primo grado vengono condannati 4 medici del Pertini per omicidio colposo, ma al processo d’appello vengono assolti tutti. La Cassazione nel 2015 ordina un nuovo processo per 5 dei 6 medici precedentemente assolti. Il secondo processo d’appello assolve i medici perché il fatto non sussiste. Viene riaperto nel 2015 il fascicolo Cucchi su insistenza della famiglia e le indagini questa volta si concentrano sui carabinieri. L’atto di conclusione delle indagini di ieri dovrebbe rappresentare un passo verso la giustizia per Stefano e per la sua famiglia. 


di Silvia Moranduzzo

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