"Arrival": un film sugli alieni che non parla di alieni

Unione, collaborazione e fiducia. Queste sono le tre parole d’ordine di “Arrival”, in proiezione in questo periodo al cinema. Il film è diretto da Denis Villeneuve, regista e sceneggiatore canadese molto apprezzato a livello internazionale e candidato all’Oscar al miglior film straniero con “La donna che canta”. Protagonisti sono Amy Adams, nei panni della linguista Louise Banks, Jeremy Renner, che interpreta un fisico (Ian Donnelly), e Forest Whitaker, il colonnello che recluta Adams e Renner per interpretare il messaggio alieno.
Non si tratta di un film su un’invasione aliena, non ci sono battaglie epiche con mille effetti speciali. La scelta di fare di una donna il motore della vicenda si è rivelata vincente: l’emotività e la dolcezza di Louise Banks che tenta di decifrare il linguaggio alieno e di comunicare con queste creature che sembrano dei grandi polpi immersi in una nube biancastra, conferisce alla situazione quell’umanità che a volte si perde anche tra noi esseri umani. 
Il valore tempo non è lineare e quelli che crediamo essere flashback della protagonista non sono tali. Passato e futuro si intrecciano con il presente in modo assolutamente geniale. La scienza si mescola con la filosofia e tutto ciò che vediamo è una metafora che nasconde i molteplici significati morali del film. In “Arrival” troviamo il tema della collaborazione internazionale: solo se gli scienziati e gli esperti di tutto il mondo si scambiano i dati ricevuti e dialogano tra loro si potrà capire perché questi enormi gusci scuri sono atterrati in varie parti del mondo. Da qui si collega il tema del linguaggio e della parola, il vero dono della comunicazione, così importante quando si vuole comprendere lo straniero. E ancora, allora, il tema del diverso e dello sconosciuto che fa paura proprio perché non lo si capisce. Ma con un pizzico di coraggio e intelligenza si può avvicinare chiunque e lo si può comprendere, nel suo essere differente che può significare scoprire di essere simili. Infine, la fiducia negli altri. Fiducia nei colleghi, nei superiori, negli amici, nella famiglia. Quella fiducia che quando si spezza è così difficile da ricostruire ma che è comunque il collante più potente tra le persone.

Arrival” non è un film sugli alieni, è un film sull’essere umano, sulle sue debolezze e i suoi punti di forza.


di Silvia Moranduzzo

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