A Natale Uqido apre un negozio di “esperienze"
Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 16 novembre 2017
Si avvicina il Natale e qualcuno starà già pensando alla
lista dei regali da fare. Un dono insolito e fuori dal comune potrebbe essere
un’esperienza di realtà virtuale immersiva: al costo di 15 euro la start-up
Uqido, dal temporary store di via Filiberto, mette a disposizione dei padovani
“The Edge. Be Brave”. Si tratta di un percorso di realtà virtuale innovativo e
fuori dal comune: “Con questa esperienza vogliamo far superare all’utente i
suoi limiti – spiega Pier Mattia Avesani, CEO di Uqido – Resteremo qui fino al
31 dicembre e poi ci sposteremo in altre città italiane ed europee”.
Rispetto ad altre esperienze di realtà virtuali, “The Edge”
si differenzia per il fatto che vengono coinvolti anche i sensi dell’olfatto e
del tatto: si possono sentire, infatti, l’odore del mare o il vento che soffia
sul viso. “Siamo tra i primi a sviluppare tecnologie simili – continua Avesani
– Uno dei nostri collaboratori per definirci dice che come l’America ha la
Silicon Valley, noi abbiamo Prato della Valley”. Una frase detta non a caso
perché gli ingegneri e gli informatici di Uqido sono molto giovani e avrebbero
potuto trovare facilmente lavoro all’estero, come tanti loro coetanei sono
costretti a fare. Invece hanno deciso di restare a Padova, a casa loro, e di
sviluppare tecnologie all’avanguardia che possono avere mille applicazioni. Per
esempio, con il dipartimento dipendenze della Asl 6 e con alcuni psicologi,
Uqido sta realizzando un progetto di realtà virtuale immersiva che aiuti coloro
che sono affetti da una dipendenza a superarla. O ancora, in collaborazione con
un ente internazionale di ricerca contro il cancro stanno sviluppando
un’esperienza rivolta ai bambini malati di tumore. Inoltre, presto sarà
possibile mostrare appartamenti già arredati attraverso la realtà virtuale
anche se non sono ancora stati nemmeno costruiti. “Vogliamo creare uno spazio
nel quale persone sveglie possano lavorare e trovare soddisfazione. Dopo anni
di università è giusto poter trasformare la propria passione in un mestiere”
afferma Avesani. “Il nostro obiettivo non è il gioco, il fattore ludico è
attualmente un modo per attirare l’attenzione su questo tipo di tecnologia.
Vorremmo creare qualcosa di utile per la nostra comunità”.
di Silvia Moranduzzo
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