Cacciatori abusivi, gli animalisti organizzano le ronde

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 2 novembre 2017

Migliaia di uccellini morti, permessi di caccia a dir poco sospetti e tensione alle stelle nell’Alta padovana. Da giorni i  volontari dell’Enpa (l’Ente Nazionale Protezione Animali) autoproclamatisi «guardie zoofile» stanno pattugliando la zona dopo uno scontro con un gruppo di  presunti bracconieri. Nei giorni scorsi i volontari hanno denunciato una quindicina di cacciatori accusandoli di aver abbattuto specie protette senza alcuna autorizzazione. «Il 28 ottobre a Villa Del Conte abbiamo  intercettato tre cacciatori  sospetti - dice  Renzo Rizzi, presidente del Cpv (il Comitato Protezionista Veneto che coordina una decina di associazioni animaliste) - Questa è gente che non ha nessuna remora nei riguardi dell’estinzione di una specie, a loro basta solo sparare». A riprova della brutalità dei presunti bracconieri, Rizzi racconta che quel  giorno sono stati ritrovati migliaia di uccelli morti appartenenti a specie protette, come pispole e migliarini di palude. Rizzi attacca anche la giunta regionale affermando che «la Regione non fa i  controlli necessari sui cacciatori». La presenza delle «guardie zoofile» nelle zone di caccia però lascia perplesso Sergio Berlatoconsigliere regionale di Fratelli d’Italia e «portavoce» delle associazioni di cacciatori del Padovano e del Vicentino. «Come cacciatore e come uomo delle istituzioni  combattuto il bracconaggio, ma difenderò sempre il diritto di chi vuole cacciare rispettando la legge – afferma Berlato –. Le guardie volontarie zoofile sono persone pericolose per sé stesse e per gli altri. Devono smetterla di tenere comportamenti inadeguati al loro ruolo».  Berlato sottolinea che i controlli sui terreni di caccia non sono un compito della giunta e non lo è nemmeno di privati cittadini appartenenti ad «associazioni che non hanno alcun titolo per vigilare sulle attività venatorie». Secondo la legge 157 del 1992, i volontari zoofili non possono svolgere funzioni giudiziarie, quindi in caso di avvistamento di un bracconiere devono limitarsi a chiamare  le forze dell’ordine. «La politica padovana fino ad ora ha dimostrato di tollerare “i barbari”, cercando addirittura con ogni mezzo di bloccare il lavoro delle guardie volontarie delle associazioni di protezione, che invece dimostrano preparazione e serietà». Stando ai dati del Cpv, il Veneto è una delle regioni in cui il bracconaggio è più diffuso tanto che il comitato si è appellato al consiglio dei ministri perché approvi un piano che potenzi i corpi provinciali di vigilanza venatoria e inasprisca  le sanzioni per i bracconieri.


di Silvia Moranduzzo

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