Il Cuamm e la missione di Giorgia
Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) l'11 novembre 2017
Oggi Assago
ospita il meeting annuale di Medici con l’Africa Cuamm, una delle
organizzazioni non governative più importanti ad occuparsi di tutelare la
salute nel continente africano. I veri protagonisti saranno i volontari e gli
operatori che racconteranno le loro esperienze ad ospiti del calibro del presidente
della BCE Mario Draghi e del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. In
particolare, verranno esposti i risultati del programma “Prima le mamme e i
bambini” che garantisce a migliaia di mamme un parto assistito e l’assistenza
nutrizionale per i loro figli in Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone,
Tanzania, Uganda e Sud Sudan.
Proprio in Sud
Sudan lavora Giorgia Gelfi, padovana di 35 anni, ormai già da dieci in Africa.
Dopo la laurea in Relazioni Internazionali conseguita nella città del Santo ha
deciso di partire per il continente nero. “Ho seguito un percorso di studi che
in qualche modo ti porta a pensare di lavorare all’estero – spiega Giorgia – Sono
sempre stata curiosa e affascinata dall’Africa, volevo vedere se l’immagine che
ne abbiamo in Occidente rispecchia la realtà. Per molti aspetti i pregiudizi
sono stati smentiti”. Prima di arrivare nel Sud Sudan, Giorgia ha lavorato in
Chad, Congo e Repubblica Centrafricana. Ora si occupa di coordinare le missioni,
gestire le risorse umane, i 65 espatriati (cioè personale non indigeno) e i mille
dipendenti, smistati in quattro ospedali.
“Il mio lavoro è molto stimolante: mi ha insegnato che c’è sempre una
soluzione a qualsiasi problema e ad essere pronta ai cambiamenti – afferma
Giorgia – Quello che mi piace del Cuamm è che vuole fare programmi a lungo
termine, per stare nei posti per molti anni. Questo è fondamentale, nell’ottica
dei progressi che vogliamo fare insieme alla gente del posto, per non essere
degli estranei, ma partecipi al cambiamento”.
Sul tema dell’immigrazione, uno dei cardini del dibattito politico
locale e nazionale da qualche anno, Giorgia ha le idee chiare: “Nessuno vuole
andarsene da casa sua. A me è capitato di dover scappare perché era appena
scoppiata una guerra e non lo auguro a nessuno. È orribile preparare in fretta
e furia la valigia e chiudersi la porta di casa alle spalle. Io in quel caso
sono stata fortunata perché non ho viaggiato nei barconi ma in auto e avevo dei
documenti che mi hanno permesso di passare la frontiera senza problemi. Quello
che ho visto vivendo in Africa e stando a contatto con la gente – prosegue
Giorgia – è che coloro che possiedono un reddito medio-basso non se ne vanno.
Perciò forse si potrebbero attuare delle politiche economiche, non solo
umanitarie, per creare lavoro qui. Questo per arginare la migrazione economica,
con la guerra è un altro discorso”.
Vivere un’esperienza come quella di Giorgia dà grandi soddisfazioni ma è
necessaria una forte motivazione: “Quello che consiglierei è di fare
volontariato all’estero con qualche organizzazione più piccola perché si viene
a contatto con realtà difficili da gestire. Non a caso, prima di partire,
Medici con l’Africa Cuamm provvede alla formazione dei volontari – dice Giorgia
– Si tratta di un investimento, normalmente si partecipa per poi restare a
lavorare”. Un impegno che comporta responsabilità e un cuore grande.
di Silvia Moranduzzo
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