I profughi in fuga bloccati a Marghera

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 23 novembre 2017

Alla fine erano così stanchi, stravolti da tre giorni di marcia, trattative e freddo, che hanno chiesto una notte di riposo, per essere lucidi e riaprire oggi il confronto con la
prefettura. Ieri sera, 56 richiedenti asilo, il secondo gruppo in fuga da Cona e ospitati tra mille difficoltà per due notti nel Padovano, hanno ottenuto di restare nel centro civico di Malcontenta, frazione di Marghera, dove sono arrivati in mattinata dopo aver lasciato il Seminario minore di Rubano (Padova) su un pullman scortato dalla polizia. La decisione che devono prendere è importante: tornare all’hub di Cona e attendere di essere spostati o rimanere fuori, rinunciare all’accoglienza e rischiare di perdere il riconoscimento dello status di rifugiato. Il prefetto di Venezia, Carlo Boffi, ieri mattina al primo incontro con i 56, è stato molto chiaro: «Al momento non ho strutture dove potervi spostare, però ho la garanzia del ministro dell’Interno, Marco Minniti, che in due o tre giorni cento persone lasceranno Cona, per primi i richiedenti asilo che sono lì da più tempo. Tornate a Cona, vi accompagneremo e insieme troveremo una soluzione ai problemi di gestione che denunciate, ve lo garantisco». Quello di Boffi non è stato un ultimatum e ieri il confronto è stato sempre rispettoso e pacifico per l’intera giornata. Ma i due attori, profughi e prefettura, non hanno mai trovato un vero punto di incontro. «Siamo a Cona da più tempo dei 200 che avete ricollocato, vogliamo stare in Italia, lavorare e avere un futuro, siamo scappati da posti pericolosi, abbiamo dovuto confrontarci con le milizie e l’Isis, con la Libia — ha raccontato uno dei portavoce, Pa Modou Sey, 30 anni del Gambia —. Ho visto uccidere mio fratello, nella traversata per arrivare a Brindisi sono morte 75 persone, agli italiani diciamo grazie di tutto ma a Cona no, non torniamo lì. E’ come morire». A seguire la trattativa, senza mai intervenire, il presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin, il sindaco di Mira, Marco Dori, (Malcontenta è divisa a metà tra i Comuni di Venezia e Mira), attivisti del vicino centro sociale Rivolta — che hanno portato pasti e bevande — e delle associazioni del territorio e il sindacato Usb. Il Comune di Venezia, invece, ieri non è mai arrivato a Malcontenta, la vicesindaco Luciana Colle ha autorizzato l’uso del centro civico ma quando, alle 18, i 56 hanno chiesto di rinviare tutto a oggi, il prefetto ha dovuto contattare il sindaco Luigi Brugnaro, in Brasile per impegni privati. Oggi i 56 profughi dovranno decidere se tornare a Cona e credere nella promessa di Boffi e del governo che la gestione del centro sarà monitorata con una stretta sorveglianza e che «il nostro obiettivo è chiudere l’hub», come ha ripetuto la prefettura.
«Queste situazioni sono frutto di una cattiva gestione dei flussi migratori a Roma e del rifiuto di accogliere da parte dei sindaci», ha detto Bettin.

di Gloria Bertasi (ha collaborato Silvia Moranduzzo)

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