Concorso per non obiettori: esplode l'ira della Cei

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti è stato duramente contestato dalla Cei perché nell’ultimo concorso per assumere medici ha specificato che i ginecologi dovevano essere non obiettori. Attraverso tale concorso sono stati assunti due ginecologi che lavoreranno all’ospedale San Camillo di Roma. E’ la prima volta che una amministrazione prende una simile decisione. “Non si rispetta un diritto di natura costituzionale quale è l’obiezione di coscienza” ha dichiarato Don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei. C’è chi grida alla discriminazione per gli obiettori di coscienza, chi rimprovera Zingaretti ricordandogli che non procedere all’aborto è un diritto del medico. E, forse, c’è chi dimentica che anche abortire è un diritto che spesso non viene rispettato. Ricordiamo il caso di Valentina Milluzzo, deceduta all’ospedale Cannizzaro di Catania perché il medico che la stava seguendo non ha proseguito a farla abortire nonostante le sue condizioni di salute fossero pessime e stesse rischiando la vita. “Occorre puntualizzare che in questa vicenda l’obiezione di coscienza è garantita al 100%: per rispettare l’applicazione è stato promosso un bando per 2 unità di personale su oltre 2200 operatori del settore, in un servizio strettamente finalizzato a operare richieste di interruzione di gravidanza” ha specificato Zingaretti.
In Lazio 8 medici su 10 sono obiettori di coscienza. Il concorso indetto ultimamente non discrimina gli obiettori ma si propone di garantire alle donne un diritto sancito dalla legge 194 del 1978. Se per i medici è lecito obiettare, per le donne deve esserlo abortire. Non ci sarebbe bisogno di tali specifiche se ci fosse una parità tra obiettori e non obiettori, in modo da garantire a chiunque assistenza.


di Silvia Moranduzzo

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