Kim Jong-un provoca Trump e Abe continuando i test missilistici

Che fosse una provocazione nei confronti di Trump o meno, il fatto che la Corea del Nord compia test missilistici fa paura un po’ a tutti. E’ successo alle 23:55 di sabato (ora italiana). Il missile è stato lanciato dalla base area di Banghyon per cadere poi nel mar del Giappone: si tratta di un missile a medio raggio, un Rodong o una sua versione modificata, che ha una gittata di 1500 km e sarebbe in grado di colpire la Corea del Sud e il Giappone. In quel momento Donald Trump stava giusto cenando con il premier giapponese Shinzo Abe in Florida. Quest’ultimo ha bollato il test come “intollerabile” e il presidente americano si è detto vicino al Giappone in quanto grande alleato. La Farnesina ha commentato con un comunicato il test missilistico che recita: “La Repubblica Democratica Popolare di Corea è tornata a violare apertamente le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. La Repubblica Democratica Popolare di Corea deve abbandonare lo sviluppo di un arsenale missilistico e nucleare ed interrompere il cammino intrapreso di sfida della comunità internazionale e di auto-isolamento”.
Kim Jong-un a Capodanno aveva tenuto un discorso alla sua nazione nel quale preannunciava i preparativi per il lancio di un missile intercontinentale che sarebbe stato in grado di colpire gli Stati Uniti. Aggiunse, inoltre, che la Corea del Nord “volerà come potenza militare dell’Oriente che non potrà essere toccata anche dal più forte dei nemici”. Si comincia a vociferare nei corridoi del potere americani di un attacco preventivo volto a eliminare il leader nordcoreano che più di una volta ha minacciato apertamente non solo gli Stati Uniti, ma il mondo intero. Strategia diversa da quella tenuta sino ad ora da Barack Obama e da George Bush che preferivano la cosiddetta “pazienza strategica”. Negli ultimi sedici anni, secondo il Corriere della Sera, la Corea del Nord ha condotto circa 65 test nucleari e missilistici. Giappone e Stati Uniti sembra si stiano già coordinando per esaminare le opzioni di reazione alle provocazioni nordcoreane.


di Silvia Moranduzzo

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