Trovare lavoro giocando a calcetto

Meglio il calcetto del curriculum? Forse sì.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti stava parlando agli studenti dell’istituto Manfredi Tanari di Bologna quando ha pronunciato una frase che sta facendo discutere: “Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum”. Non è la prima volta che il ministro parla a sproposito. Riguardo i giovani che vanno all’estero perché nel nostro Paese non trovano lavoro, ha detto: “Alcuni meglio non averli tra i piedi”. Teoricamente un ministro del Lavoro dovrebbe rivolgere parole incoraggianti e dovrebbe impegnarsi per creare maggiore occupazione. Dovrebbe cercare di non far scappare competenze in altri Paesi e dar loro valore.
E’ anche vero che al giorno d’oggi contano di più le conoscenze del merito. I master, gli stage, le lauree contano meno rispetto alla rete di contatti che ci si deve costruire se si vuole trovare un buon lavoro. Secondo uno studio del National Citizen Service l’attenzione riservata ad un curriculum è di poco inferiore ai 9 secondi. Un tempo estremamente breve per valutare una persona. E anche se si venisse selezionati, la proposta sarebbe uno stage non pagato o sottopagato che in teoria dovrebbe servire come una sorta di periodo di prova, in pratica si sfrutta lo stagista fino allo stremo per poi prenderne un altro perché assumere costa troppo.

Secondo i dati dell’Istat aggiornati a gennaio 2017 la disoccupazione si attesta all’11,9%, mentre quella giovanile è al 37,9%. In Europa la disoccupazione è all’8,1%. E’ inutile scaricare la responsabilità del presente sui giovani giudicati schizzinosi o bamboccioni perché se attualmente il mondo ha preso una certa piega non è di certo colpa delle nuove generazioni. 


di Silvia Moranduzzo

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