Tina Anselmi, la prima donna ministro

A lei dobbiamo la legge sulle pari opportunità e l’introduzione del sistema sanitario nazionale. Prima donna a ricoprire la carica di ministro in Italia, partigiana, sindacalista, presidente della commissione d’inchiesta sulla P2. Tina Anselmi è morta nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, nella sua casa a Castelfranco Veneto, a 89 anni.
Proveniva da una famiglia cattolica ma il padre era inviso ai fascisti perché nutriva delle simpatie socialiste. Tina decide di entrare attivamente nella Resistenza dopo essere stata costretta ad assistere con i suoi compagni di scuola all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia. Aveva 17 anni. Con il nome di battaglia di “Gabriella” diventa staffetta nella brigata Cesare Battisti e successivamente passerà al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Alla fine del 1944 decide di iscriversi alla Democrazia Cristiana.
Si laurea in Lettere a Milano e comincia a lavorare come insegnante. Parallelamente si impegna nel sindacato, prima nella Cgil e poi nella Cisl. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale dei giovani della Dc, mentre nel ’63 diventa vicepresidente del comitato direttivo dell’Unione europea femminile. Tra il 1968 e il 1992 è deputata e fa parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. E’ tre volte sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale.
L’incarico di ministro del Lavoro arriva il 29 luglio 1976 con il terzo governo Andreotti. Sarà ministro della Sanità nei governi Andreotti IV e V. Nel 1981 riceve l’incarico di presidente della commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, lavoro sul quale Anna Vinci ha scritto il libro “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi”, edito da Chiarelettere.
Il suo nome circolava anche come candidato per la presidenza della Repubblica in diverse elezioni.

Si è sempre battuta in favore delle donne e della famiglia. In un documentario di Anna Vinci, “Tina Anselmi, la grazia della normalità”, la deputata afferma: “Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie, le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica di inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”.


di Silvia Moranduzzo

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