TTIP: cos'è, cosa prevede e cosa comporta il trattato di libero scambio tra UE e USA

Non se ne sente granché parlare ma si tratta di qualcosa che potrebbe cambiare notevolmente la nostra vita. Si tratta del TTIP, il Transatlantic Trade and Investment Partnership, un accordo commerciale di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti. L’intento è quello di unire i due mercati riducendo i dazi doganali e omologando gli standard e le regole sanitarie applicate ai prodotti. Non è dato sapere i dettagli: la Commissione europea ha pubblicato sul suo sito solo i punti salienti dell’accordo ma non il testo completo. La mancanza di trasparenza è il primo elemento che non convince molti economisti, commercianti e produttori italiani.
I sostenitori del TTIP affermano che l’accordo permetterà una maggior crescita economica dei Paesi partecipanti, tuttavia l’ipotesi è stata smentita da uno studio della Tufts University del Massachusetts che evidenzia come si genererebbe in Europa una depressione della domanda interna e la conseguente diminuzione del PIL. Obama sta spingendo perché si riesca a concludere l’accordo prima di lasciare la Casa Bianca. Sicuramente gli americani trarrebbero giovamento dal TTIP perché i costi di produzione negli Stati Uniti sono più bassi rispetto a quelli che sosteniamo in Italia, quindi il prezzo di vendita della merce è inferiore e decisamente più competitivo. Il consumatore sarebbe portato ad acquistare il prodotto che costa meno, a svantaggio della produzione italiana che dovendo sostenere costi più alti è meno competitiva.
Il problema, tuttavia, non è solo economico. In Europa, e ancora di più nel nostro Paese, ci sono leggi molto severe riguardo l’uso di pesticidi, antibiotici, ormoni e riguardo l’igiene. Se il TTIP andasse in porto, noi dovremmo abbassare i nostri standard di produzione e porteremmo sulle nostre tavole cibo scadente o magari contaminato da pesticidi che oggi in Italia sono illegali.
Nel caso di eventuali controversie le aziende e gli Stati dovrebbero ricorrere non ai tribunali ma ad un consesso riservato di avvocati commerciali che giudicherebbero in base al TTIP e non in base alle norme vigenti nello Stato.
Dunque, nonostante l’eliminazione dei dazi doganali potrebbe comportare minori costi per l’esportazione del prodotto, i consumatori avrebbero diversi svantaggi. Ad esempio, non ci sarebbe più l’obbligo di indicare la provenienza della merce in vendita. Inoltre, gli Stati che hanno posto in essere norme più stringenti rispetto a quelle previste dal trattato sarebbero condannati al pagamento di una sanzione nel caso in cui non si uniformassero al TTIP.

Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha dichiarato che “questi accordi sono definiti accordi di libero scambio; in realtà sono accordi su un mercato controllato, costruiti sugli interessi delle aziende, soprattutto americane e europee. Non si tratta di una collaborazione alla pari: gli Stati Uniti di fatto detteranno i termini. Questi accordi vanno ben oltre il commercio, gli investimenti dei governi e le proprietà intellettuali, imponendo cambiamenti fondamentali alle strutture legali, giudiziarie e regolatorie dei Paesi, senza il contributo o il controllo delle istituzioni democratiche”.


di Silvia Moranduzzo

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