Conoscere ci rende migliori
Leggere, sentire, studiare, capire è l’unico modo di
costruire vita oltre alla vita, vita a fianco della vita. Leggere è un atto
pericoloso perché dà forma e dimensione alle parole, le incarna e le disperde
in ogni direzione. [...] Conoscere è iniziare a cambiare. [...] E’ come
spezzare le catene. Le parole sono azione, sono tessuto connettivo. Solo chi
conosce queste storie può difendersi da queste storie.
Roberto Saviano, Zerozerozero, Feltrinelli, Milano 2013
Parafrasando Roberto
Saviano, si potrebbe dire che la lettura è il cibo dell’anima. Niente di più
vero. Trasmettere la conoscenza significa aiutare altre persone a crescere, a
capire come funziona il mondo che ci sta intorno. Sembra banale fare queste
considerazioni, invece serve ripeterlo perché non tutti sono convinti che i
libri siano preziosi. Ci sono individui che pensano che leggere sia tempo
perso, sprecato. Ma se fosse così, Marie Curie non avrebbe scoperto il radio e
il polonio, che le valse il Nobel; John Maynard Keynes non avrebbe elaborato la
“teoria generale”, che permise al Presidente Roosevelt di varare la New Deal e sollevare gli Stati Uniti
dalla Grande Depressione; Dante Alighieri non avrebbe scritto la “Divina Commedia”, uno dei più grandi
capolavori italiani.
Non si impara solo a
scuola. Non ci sono solo le tabelline, le poesie a memoria, le formule
chimiche. Certo, per cominciare è fondamentale, ma non basta. Il mondo è troppo
grande, ci sono troppe storie da ascoltare ed è per questo che esistono libri
come “Zerozerozero”: per raccontare
storie che altrimenti resterebbero nascoste. E ciò che resta nascosto è pericoloso.
Se non si è a conoscenza che il fuoco brucia, sarà facile scottarsi. Perciò la
conoscenza serve a prevenire di farci del male. Peccato che non ci sia ancora
una cultura di questo tipo, in Italia.
A mio parere, Roberto
Saviano ha uno stile un po’ pesante, a volte difficile da leggere. Sono dovuta
tornare indietro a riprendere la pagina precedente più volte, soprattutto per
il fatto che, nel caso di “Zerozerozero”,
affronta temi molto complessi. Tuttavia ammiro il coraggio con cui indaga,
scava, racconta. Non è obbligato a farlo. Chi gli ha mai detto “Tu devi
scrivere di mafia o di droga”? Nessuno. E’ una sua libera scelta. Poteva avere
una vita tranquilla, una casa con il giardino, un lavoro noioso. Invece ha
scelto la cronaca, l’inchiesta e di questo lo ringrazio. Perché se non ci
fossero persone coraggiose al mondo, che sfidano i pericoli anche con la penna,
saremmo fermi al Medioevo. O peggio.
Dopo aver letto “Zerozerozero” anche io, alla fermata
dell’autobus, in biblioteca, in coda al supermercato ho cominciato a guardare
le persone e a pensare che, magari, la signora che ho a fianco ogni tanto si fa
una striscia. Magari l’uomo con la valigetta è un “mulo”, un corriere della
cocaina. E questo fa pensare a tante cose: a come la vita scorre veloce, ai
ritmi, alle pressioni di tutti i giorni. Come fa pensare me, fa pensare anche
altri e, se tutti pensiamo, il mondo è un posto migliore. Mi sento di
ringraziare non solo Saviano, ma tutti quelli che “fanno pensare” perché grazie
a loro, un giorno, forse, saremo tutti migliori, perché conoscere ci rende
migliori. Per noi e per le persone a noi circostanti.
Silvia Moranduzzo
Silvia Moranduzzo
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