Il Parco di Monza canta i successi di Ligabue per il Liga Rock Park
E’ il rock che scuote, il rock che entra nelle vene e gonfia il cuore, il rock che inebria i sensi e fa ballare. E’ il rock di LigaRockPark, due serate di esibizione per Luciano Ligabue al Parco di Monza, il 24 e il 25 settembre. Grandi successi e brani meno noti che comunque erano conosciuti dai suoi fan: tutti cantavano forte e si muovevano seguendo il ritmo, da ragazzi e ragazze a persone più adulte e persino i bambini. Un artista che riunisce più generazioni, canzoni che toccano temi comuni ai più e nelle quali riconoscersi. Sabato i fan erano 80 mila.
Merito della buona riuscita del concerto è anche di musicisti e tecnici. Federico Poggipollini alla chitarra, Massimo Greco alla tromba e Corrado Terzi e Emiliano Vernici al sax: una sorta di flashback ai primi tempi del rock, un mix di suoni ben calibrati che ricordano il rock classico angloamericano. A tempo di musica i fasci di luci hanno creato uno spettacolo incredibile, avvolgendo l’atmosfera del concerto di un’aura spettacolare che sicuramente darà i suoi frutti nella riproduzione del documentario che andrà in onda il 23 novembre su Fox e Fox Life e che segue i progressi del nuovo disco, “Made in Italy” (in vendita dal 18 novembre). Lo schermo di 850 metri quadri permetteva anche a coloro che erano in fondo al parco di poter vedere il loro idolo cantare.
Ligabue parte con “Urlando contro il cielo” e seguono i suoi grandi successi alternati con quattro brani tratti dal nuovo album e ascoltati in anteprima: “G come giungla”, “La vita facile”, “Ho fatto in tempo ad avere un futuro” e “Dottoressa”. Nuovi brani non esattamente eccezionali e piuttosto lontani dallo stile del Liga, fuori per “G come giungla” che rispecchia il suo sound. Lo spettacolo di musica e luci è stato sostanzialmente diviso in due da “Lettera G”, canzone particolarmente sofferta che ha segnato un punto di innalzamento del pathos. Le mani in tasca, il volto contratto in una smorfia sofferente, nessun fascio di luce, lo schermo presenta uno sfondo blu. “E' la prima volta che la suono ad un concerto. Visto che sono passati 11 anni da quando l'ho scritta, forse riuscirò a cantarla” ha detto al pubblico prima di cominciare a cantare. Dedicata al cugino deceduto, il rocker viene accompagnato dai fan che la sanno a memoria. Un momento di raccoglimento, di spazio più riflessivo e introspettivo che lascia l’amaro in bocca. Lo show riparte subito dopo e termina con la stessa canzone d’apertura.
di Silvia Moranduzzo
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