Don Amendola, il cappellano dei camerati

Sabato scorso si è tenuta una cerimonia per commemorare un defunto al cimitero Maggiore di Milano, dove sono sepolti i caduti della Repubblica di Salò. Un teatrino in ricordo del camerata Salvatore Umberto Vivirito, deceduto nel 1977 a seguito di una sparatoria avvenuta mentre rapinava una gioielleria di Milano. Il fascista in quell’occasione ha ucciso il proprietario del negozio e ferito gravemente la moglie. La rapina era finalizzata a sovvenzionare un gruppo di estrema destra nato dopo lo scioglimento di Avanguardia Nazionale per ordine del Ministero dell’Interno nel 1976. Il prete che ha celebrato la commemorazione è don Orlando Amendola, detto anche “il cappellano dei camerati”. Il sacerdote ha ricordato Vivirito come un “eroe della solidarietà” che aveva “il coraggio di combattente”, ostinato nel “battersi quando vedeva l’ideale umano oltraggiato”. In un video apparso sul web qualche giorno dopo, si vede don Amendola che alza il braccio destro con la mano tesa e urla: “Per il camerata Umberto Vivirito… presente! Per il camerata Umberto Vivirito… presente!” nella perfetta imitazione di quello che è il rito fascista del “presente”. 
Don Amendola non è nuovo a simili esibizioni. L’anno scorso si è fatto fotografare con Stefano Pavesi, appartenente alla formazione neonazista Lealtà-Azione.
Un prete che prende parte a manifestazioni di gruppi estremisti può essere un buon pastore? Forse Don Amendola non considera che fascisti e nazisti condividono ideali che sono agli antipodi rispetto a quelli del cattolicesimo. E’ giusto che un sacerdote, guida per bambini, donne e uomini cattolici, celebri idee politiche estremiste?
Ai fascisti che hanno preso parte alla commemorazione e che non si rassegnano al tramonto dei loro ideali basta ricordare:


E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista” (XII disposizione transitoria, Costituzione della Repubblica Italiana).


di Silvia Moranduzzo

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