Macron vince le elezioni, Le Pen cambia nome al Front National

Emmanuel Macron ha vinto le presidenziali francesi con il 66,1% dei voti, mentre Marine Le Pen si è fermata al 33,9%. L’affluenza è piuttosto bassa per la Francia (74,6%) e l’astensionismo è il più forte dal 1969. Nonostante il sollievo in Europa per la vittoria di Macron non si deve sottovalutare un elemento: Le Pen, razzista, xenofoba, antieuropeista è riuscita ad arrivare al ballottaggio delle presidenziali battendo i candidati dei partiti tradizionali e ha raggiunto una percentuale che dovrebbe far rabbrividire. Il 33,9% non è poi così basso se si pensa che è rivolto ad un partito di estrema destra. Marine Le Pen, nel discorso della sconfitta, è apparsa determinata a mantenere il ruolo di prima forza di opposizione e ha annunciato che il Front National cambierà nome. Una mossa che potrebbe rivelarsi vincente e avvicinare quella parte di elettorato che non è andata a votare perché indecisa o perché non convinta di Macron. E’ presto, quindi, per tirare un sospiro di sollievo.
Macron, 39 anni, è il più giovane presidente francese della storia. Non è un politico ma un tecnico e forse è proprio questo che ha convinto i francesi a votarlo. Laureato in affari pubblici presso Science Po, ha poi frequentato i migliori istituti di economia e scienze politiche diventando ispettore delle finanze per la banca Rothschild & Co nel 2008, all’età di 31 anni. E’ ministro dell’economia, dell’industria e del digitale dal 2014 al 2016. Nel suo discorso da neoeletto presidente ha esordito dicendo che vuole eliminare le disuguaglianze e vuole difendere l’Europa. Il primo tema è uno dei punti forti della campagna elettorale: in Francia molti sono delusi per la situazione di povertà in cui versano e per la mancanza di lavoro. Il secondo tema ha rassicurato sicuramente gli altri leader europei, in un momento in cui i movimenti antieuropeisti stanno crescendo (vedi Le Pen) e persino il presidente americano Trump si dimostra avverso all’Unione Europea. Il messaggio di Macron è un messaggio di speranza, di rinascita per coloro che finora sono stati dimenticati e per coloro che credono ancora che un’Europa unita sia una risorsa. I prossimi cinque anni dimostreranno se gli elettori francesi hanno riposto la loro fiducia nell’uomo migliore.


di Silvia Moranduzzo

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