Un matrimonio perbene
Secondo volume del ciclo "I figli della
violenza", "Un matrimonio perbene" di Doris Lessing racconta con
dovizia di particolari cosa succede nell'animo di Martha Quest, ventenne della
Rhodesia (colonia dell'Impero Britannico, odierno Zimbabwe) che si sente a
disagio nella sua condizione di moglie e madre.
Il libro è fondamentalmente una panoramica della
società coloniale vista dagli occhi di Martha che, vivendovi all'interno,
fatica a spogliarsi di quell'ipocrisia e perbenismo che avvolge anche lei. Si
sposa apparentemente senza motivo e la vita di moglie la disgusta e la opprime:
cerca conforto nelle amiche, che sono nella sua stessa situazione e quindi sono
completamente inutili, e nei libri, che le mostrano una realtà diversa e molto
attraente. Lessing scrive pagine e pagine sui pensieri della protagonista
quando resta incinta: la sua insicurezza, la sua paura e la voglia di liberarsi
da ogni tipo di catena fanno da sfondo alle vicende della vita normale.
Nemmeno la politica le da sollievo: alle
riunioni del gruppo di sinistra che andava formandosi nella colonia durante la
seconda guerra mondiale, Martha sente parlare tante persone senza idee concrete
sul da farsi e si sente frustrata perché le sembra che nemmeno l'impegno civile
riesca a dare un senso alla sua esistenza.
Capisce di poter essere una donna libera quando
il marito viene chiamato alle armi. Vive da sola, gestisce il suo tempo e la
sua casa, frequenta chi vuole e con assoluta serenità. La lontananza sarà una
boccata d'aria fresca dal matrimonio opprimente che tira avanti con fatica.
Tuttavia, lasciare il marito è inconcepibile.
Persino la madre rifiuta di aiutarla: "Torna da lui... ben ti sta..."
è la risposta della donna alla richiesta di aiuto di Martha, che dopo aver
comunicato la sua decisione al marito questi non la accetta e le mette le mani
addosso. In una società dove l'apparenza è tutto, dove si devono rispettare
determinate regole pena l'esclusione dalla vita sociale, ci si deve adeguare al
più rigido conformismo. L'abbandono del tetto coniugale e della famiglia da
parte di Martha rappresenta una "rivoluzione" per il popolo della
colonia: non importa se sta male nella sua condizione, deve fare ciò che ci si
aspetta da lei.
Doris Lessing, premio Nobel nel 2007, esprime
principalmente due convinzioni in questo libro: l'importanza dell'emancipazione
femminile e l'eliminazione della discriminazione razziale. Martha, sullo sfondo
delle sue crisi esistenziali, deve affrontare anche una società che considera i
neri (nel libro definiti i cafri) esseri inferiori e li confina ai lavori più
umili. Si indigna quando sente il tono che la madre tiene con i domestici ma
non fa nulla per impedire queste umiliazioni: in fondo, anche lei è stata
cresciuta con determinati valori ed è difficile staccarsene completamente.
Lessing riesce a far emergere le contraddizioni
della vita e dei pensieri di una donna della colonia, portando il lettore a
riflettere anche su se stesso e sui suoi comportamenti. Spiega in modo
magistrale le sensazioni di Martha tanto che sembra di conoscerla da sempre e
fa in modo che il lettore partecipi e si immedesimi nella confusione che regna
nella testa della protagonista. Fino all'ultimo non si sa se Martha avrà o meno
il coraggio di separarsi dal marito, mettendo da parte tutte le convenzioni
sociali che anche lei ha seguito sino ad allora. Per saperlo bisogna arrivare
all'ultima pagina.
Silvia Moranduzzo
Silvia Moranduzzo
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