Scontro Mattarella-Renzi sul futuro del governo

La situazione politica e istituzionale italiana si fa piuttosto complicata. Il referendum costituzionale ha visto la vittoria del No e il presidente del consiglio Matteo Renzi si è dimesso. Subito dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha congelato le dimissioni di Renzi per portare ad approvazione la legge di stabilità, avvenuta nella giornata di ieri. Ora si aprono vari scenari.

Mattarella avrebbe voluto che Renzi restasse alla guida del governo fino all’approvazione di una legge elettorale comune per Camera e Senato. Attualmente si ha l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato. Questa diversità si deve al fatto che al tempo il governo si era concentrato solo sulla legge elettorale della Camera perché prevedeva di riformare il Senato con la legge costituzionale bocciata dal referendum. L’Italicum prevede un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria con premio di maggioranza, soglia di sbarramento e cento collegi plurinominali con capilista bloccati. Il premio di maggioranza è di 340 seggi che viene assegnato alla lista che raggiunge il 40% al primo turno: in caso non si raggiunga si va al ballottaggio. La soglia di sbarramento di lista è fissata al 3% e si possono esprimere fino a due preferenze ma si devono segnalare un uomo e una donna, non due persone dello stesso sesso.
Il Consultellum è un sistema proporzionale con soglie di sbarramento del 2% per i partiti coalizzati e del 4% per i partiti che si presentano ad elezioni da soli. Questo sistema deriva dal Porcellum, dichiarato incostituzionale nel 2014. La Corte Costituzionale ha quindi eliminato il premio di maggioranza e le liste bloccate senza preferenze, creando il Consultellum.

Mattarella vorrebbe che si andasse a votare con una legge uguale per Camera e Senato ma Renzi si è dichiarato non disponibile a governare fino all’approvazione della legge elettorale. Si è dimesso ufficialmente nella giornata di ieri. Di certo andare a votare con due leggi diverse comporterebbe una forte instabilità politica, anche perché si tratta di due sistemi completamente differenti e che quindi potrebbero comportare risultati opposti in sede di scrutinio dei voti.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio ha parlato di un governo di scopo che porti a compimento una legge elettorale per poi andare al voto. Il problema è che serve una maggioranza più ampia di quella attuale, non facile da individuare. Il Pd è diviso in varie correnti interne che si accapigliano tra loro come bambini che vogliono le caramelle degli altri, mentre Lega, Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia vorrebbero andare al voto nonostante ci siano due leggi elettorali (che peraltro hanno criticato fino allo stremo nei mesi precedenti). Anche Forza Italia è divisa tra chi vuole un governo tecnico e chi vuole che i cittadini siano convocati alle urne, mentre i partiti più piccoli, come quello di Angelino Alfano si appellano alla stabilità perché si approvi prima una legge elettorale unica per Camera e Senato.


La Corte Costituzionale ha dichiarato che si pronuncerà il 24 gennaio sull’Italicum e quindi pensare di andare a votare prima di aprile sembra un po' troppo ottimistico. Oggi Mattarella avvierà le consultazioni. Che governo uscirà da questi colloqui? 


di Silvia Moranduzzo

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