Vince il No e Renzi si dimette: le prime conseguenze

Affluenza record per il referendum sulla riforma costituzionale (68%) che ha visto prevalere il No con il 59,5% dei voti. Comprensibilmente e inevitabilmente, Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni da Presidente del Consiglio, congelate poi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che prima vuole vedere approvata la legge di stabilità. Il Sì ha vinto solo in tre regioni: Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna e Toscana.
I media, i politici e gli intellettuali si sono scatenati. C’è chi dice che ha vinto la democrazia, chi afferma che ha prevalso il populismo, chi insulta Renzi o come il giornalista Andrea Scanzi (evidentemente non aveva altro da fare) posta su Facebook un suo sms al quasi ex presidente del consiglio nel quale gira il coltello nella piaga. C’è chi chiede elezioni subito nonostante abbia sempre criticato la legge elettorale.
Anche tra coloro che hanno votato No, come la sottoscritta, non c’è molto da esultare per il semplice motivo che le persone che hanno votato sul merito della riforma sono pochissime, mentre la maggioranza è andata a votare pensando solo a “mandare a casa Renzi”. Non è così che vince la democrazia. Coloro che hanno letto e valutato la riforma sono una piccola percentuale sia tra il fronte del Sì sia in quello del No. Renzi ha sbagliato a personalizzare la riforma e quindi il referendum, ha sbagliato a usare tutte le sue risorse per promuovere il Sì, ha sbagliato a “metterci la faccia”. Per evitare questa grande sommossa popolare contro di lui, avrebbe dovuto tenersi maggiormente in disparte. Schierarsi con il Sì, ovviamente, ma senza fare propaganda, anche in virtù della carica che ricopriva.
Ora si è aperta la gara all’ipocrisia. Dopo aver criticato la legge elettorale per mesi, Movimento 5 stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia vogliono andare immediatamente al voto. La loro speranza è quella di riuscire a cavalcare l’onda di protesta scatenatasi con il referendum e accaparrarsi più seggi possibili in Parlamento, se non addirittura la maggioranza. Ipotesi credibile per quanto riguarda il Movimento 5 stelle che, secondo i sondaggi, risulta essere il primo partito italiano. Certo è che se l’Italia venisse amministrata come sta venendo gestita Roma, cadiamo dalla padella alla brace. Dall’altra parte abbiamo il Trump de noantri, Matteo Salvini, che si crogiola ancora nel risultato delle elezioni americane e si è convinto di essere il tycoon italiano. Forza Italia, invece, vorrebbe che Mattarella costituisse un governo di scopo per approvare la legge di stabilità e una nuova legge elettorale, per poi chiamare gli italiani alle urne.

Angela Merkel si è detta dispiaciuta delle dimissioni di Renzi perché dice di aver lavorato bene con lui. La borsa non è crollata, le banche sono nella stessa situazione del 3 dicembre e il sole è sorto di nuovo. O meglio, qui al nord è un’altra giornata di nebbia.


di Silvia Moranduzzo

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