"Snowden". L'hacker che ha sfidato il gigante a stelle e strisce

Qual è la prima regola in battaglia?”. “Mai rivelare la posizione”. “E se la sapesse anche solo una persona del Congresso?”. “Potrebbe conoscerla anche il nemico”.
Il nuovo campo di battaglia è il cyberspazio. Il terrorismo si muove tra file, social network, malware. I terroristi comunicano con Facebook. Gli attacchi che arrivano da internet potrebbero essere peggiori di una bomba. Con un clic un gruppo terroristico potrebbe togliere l’elettricità a un’intera nazione. E i problemi non sono limitati al non funzionamento della tv o del frigorifero. In mancanza di elettricità le strade sarebbero buie, i sistemi di sicurezza sarebbero bloccati, gli ospedali non potrebbero lavorare. Sarebbe il caos. La soluzione che sembra sia stata presa dai servizi di intelligence è quella di spiare tutti i cittadini. Senza filtri. Chiunque. Potrebbero guardarvi dalla webcam del computer o del cellulare, potrebbero attivare il microfono della webcam e sentire cosa dite. Possono ascoltare le vostre conversazioni al telefono, leggere i vostri messaggi e le vostre mail. Questo è lo scenario proposto da Edward Snowden, la cui storia è stata raccontata nel film di Oliver Stone, “Snowden”
Inquietante è la parola adatta a definire tutta l’atmosfera del film, costato 40 milioni di dollari. La figura di Snowden viene, volutamente o meno, mitizzata. E’ il ragazzo perbene che vuole servire il suo Paese e vede infrangere i diritti civili di migliaia di persone. All’inizio non capisce bene cosa succede e asseconda il sistema. Ad un certo punto si rende conto che la situazione è ingiusta, gli rimorde la coscienza e decide di rivelare al mondo ciò che fa l’NSA. Perseguitato dal governo statunitense si rifugia a Mosca dove è isolato dal mondo. Melodrammatico ma esauriente, il vero colpo di scena è la comparsa del vero Edward Snowden sullo schermo che interpreta sé stesso, intervistato dal regista Oliver Stone. Joseph Gordon-Levitt è perfetto nei panni del whistleblower che ha dato del filo da torcere all’intelligence americano. Poco rassicurante è Rhys Ifans, che interpreta il capo di Snowden, il cui sguardo gela il sangue e i ogni suo gesto è una lama che trapassa la carne.

Un eroe o un traditore? Una spia o un martire? Quello che è certo è che Snowden ha pagato caro la sua decisione di rivelare come funzionavano i sistemi di intercettazione della NSA. In nome della lotta al crimine potrebbe essere necessario limitare la propria libertà e la propria privacy. Ma grazie alle sue rivelazioni, il mondo ha saputo di più su come funzionano i sistemi di controllo dei servizi segreti: certe pratiche erano infatti tese non alla protezione dal terrorismo quanto al mantenimento della supremazia economica mondiale degli Stati Uniti. Davide ha sfidato Golia. Non ha vinto ma non ha nemmeno perso. Che la mitizzazione operata da Stone sia stata volontaria o meno, non gli si può dar torto della scelta.


di Silvia Moranduzzo

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