Internazionale a Ferrara: il primo giorno
Il festival di Internazionale riunisce scrittori,
giornalisti e politici di tutto il mondo: è uno degli eventi da non perdere.
Infatti avevo intenzione di andarci, come ogni anno, magari in giornata. Mai
avrei pensato che ci sarei andata come inviata della stampa. Sono stata scelta,
con altri venti ragazzi e ragazze under 30 aspiranti giornalisti, per
partecipare nell’ambito del progetto “Dal nostro inviato” che prevede la
presenza costante sui social network per spiegare come procede il festival.
Un’occasione più unica che rara.
Camminare per Ferrara e assistere agli eventi portando il
pass della stampa appeso al collo è stato emozionante: gli anni scorsi
invidiavo chi lo indossava, sognando di averne uno anche io.
La giornata è
cominciata con l’inaugurazione del festival al Teatro Apollo con il direttore
di Internazionale e la consegna del premio “Anna Politkovskaja” a Chouchou
Namegabe, giornalista congolese che si batte per la libertà d’informazione nel
suo Paese e nella formazione professionale delle giovani donne.
Sempre al Teatro Apollo ha avuto luogo un interessante
dibattito moderato da Enrico Mentana, direttore del Tg di La7, con Michael
Braun (Die Tageszeitung), Dimitri Deliolanes (Ert tv) e Stephan Faris (Time)
che verteva sullo stato catatonico in cui si ritrova l’Italia a causa di
politici incompetenti, cittadini disillusi e pigri e riforme impossibili da
attuare. Si è anche toccato il tema dei giovani: Mentana ha più volte affermato
che, al giorno d’oggi, la mia generazione ha perso lo spirito combattivo,
restando inerte a tutti gli abusi perpetrati dalla classe politica nei
confronti del nostro futuro. Se non ci organizziamo e cerchiamo di agire per
uscire dal tunnel, non possiamo pretendere che le cose cambino: la bicicletta
non pedala da sola.
In seguito, l’argomento di discussione è diventato di
respiro internazionale, con il tema del chavismo in Venezuela. Hanno
partecipato Boris Munoz, giornalista venezuelano, Maye Primera (El Paìs) e
Maria Teresa Ronderos (Semana) con l’introduzione di Cecilia Rinaldini (Radio
Rai). In Venezuela non c’è più fiducia nel futuro dopo la morte di Chàvez
perchè non esiste un’alternativa politica forte o un delfino adeguato: Maduro,
secondo Munoz, è destinato a fallire perché non sa attuare riforme economiche
fattibili.
Uno dei temi che ritrovo ogni anno è la violenza sulle
donne, di cui si è parlato al Teatro Comunale con Urvashi Butalia, scrittrice
ed editrice femminista indiana, Mona Eltahawy, giornalista egiziana, Chouchou
Namegabe e Rebecca Solnit, scrittrice statunitense, con la moderazione di
Riccardo Iacona (Rai3). Si tratta di un fenomeno sociale che può essere
combattuto, prima di tutto con la libertà di parola: la violenza è diffusa in
tutto il mondo, spesso accompagnata da atrocità sul corpo della donna con
l’obiettivo di farle del male, di farla soffrire. Perché l’uomo ha la necessità
di mostrare il suo “valore” umiliando e sottomettendo la donna? Mi chiedo, la
donna fa così paura? Sono interrogativi che non ancora ricevuto risposta.
Nonostante il freddo, c’era una grande folla ad ascoltare
Nate Silver, statistico e giornalista statunitense, intervistato da Mario
Calabresi, direttore di La Stampa: hanno spiegato come si può, negli Stati
Uniti, prevedere i risultati elettorali paragonandoli a quelli sportivi. Ciò che
Silver ha precisato è che, nel caso italiano, è impossibile fare pronostici
come in America perché il panorama politico è debole e frammentato.
L’ultimo incontro della mia serata riguarda la
disuguaglianza economica che si espande in tutti gli ambiti del nostro vivere
quotidiano. Ne hanno parlato Ilvo Diamanti, sociologo e docente universitario,
Chiara Saraceno, sociologa, e Eric Jozsef di Libération. Ciò che hanno rilevato
è che la società è talmente cambiata che ciò su cui si faceva affidamento anche
solo dieci anni fa, la famiglia, è anzi diventato un limite a causa di una
politica non attenta ai bisogni dei cittadini. Prima di tutto, per colpa di una
sinistra che non si è mai occupata di diritti civili perchè ne aveva paura.
Sono tutti spunti per discussioni molto più ampie e
complesse. La prima giornata del festival ha visto in primo piano l’incapacità
della politica di fronteggiare sia la crisi economica sia la crisi sociale. Ma
non finisce qui: domani e domenica saranno giorni altrettanto pieni e
interessanti. Chi può faccia un salto, ne vale davvero la pena.
Stay tuned!
Silvia Moranduzzo
Silvia Moranduzzo
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