Internazionale a Ferrara: terzo giorno
Pioggia, freddo, vento: niente ha impedito al festival di
Internazionale di andare fino in fondo, di completare uno degli eventi più
attesi dell’anno nella caratteristica città di Ferrara. Persone comuni, come
tante, con problemi più o meno grandi, con una vita piena o monotona, hanno
fatto file lunghissime sotto la pioggia incessante pur di ascoltare. Ascoltare:
uno dei verbi più belli e meno usati nella nostra epoca. Ascoltare chi ne sa di
più, ascoltare storie di vita vissuta che sembrano tanto distanti e, magari,
sono le stesse che accadono dietro l’angolo di casa nostra. Questo, per me, è
sempre stato il festival di Internazionale: un’occasione di incontro e di
scambio. L’edizione 2013 ancora di più, dal momento che ho avuto la fortuna di
partecipare al progetto “Dal nostro inviato” indetto da Internazionale: ho
toccato con mano cosa vuol dire avere diritti e doveri di un giornalista,
un’opportunità unica che sono davvero contenta di aver fatto. Stamattina mi
sentivo un po’ triste al pensiero che era l’ultimo giorno in cui potevo
indossare il pass della stampa, che nascondevo sotto la giacca per non farlo
bagnare per poterlo tenere come ricordo e come monito: tenere fissa
l’attenzione sul mio obiettivo, quello di diventare giornalista, e fare del mio
meglio per raggiungerlo.
L’ultima mattina di festival si è aperta con la lezione di
Carlo Ciurlo, responsabile della sezione “Visti dagli altri” di Internazionale,
che ha spiegato come la redazione sceglie gli articoli esteri che meglio
raccontano il nostro Paese. Ciò che si deve tener sempre presente è che spesso
la stampa estera scrive cose su di noi che troviamo scontate, perciò il lavoro
del giornalista di Internazionale consta nel trovare quel pezzo che aggiunge
qualcosa al dibattito nazionale.
In seguito ho ascoltato con piacere Giovanni Ansaldo, sempre
di Internazionale, che spiegava come scrivere un blog. Nonostante io scriva su
internet da tempo, ritengo di avere sempre qualcosa da imparare e avevo
ragione: l’incontro di mezzogiorno al Museo del Risorgimento e della Resistenza
mi ha fatto notare elementi a cui non facevo caso. Un blog deve essere chiaro,
preciso, con molte foto e il blogger perfetto risponde sempre con cortesia agli
utenti. Queste le caratteristiche principali che Ansaldo ha proposto.
Altra lezione molto interessante è stata quella di Pasquale
Cavorsi, grafico di Internazionale, che ci ha mostrato quante correzioni e
quanto lavoro ci sia dietro ogni lettera, ogni foto e ogni grafico. Ha
raccontato come la grafica è cambiata: le foto sono diventate più grandi, il
font è mutato, si aggiungono e tolgono rubriche. Un giornale è sempre in
movimento.
La chiusura del festival ha visto protagonisti Stephen
Engelberg, direttore di ProPublica, Natalie Nougayrède, direttrice di Le Monde,
Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, e Marino Sinibaldi di
Rai-Radio3. Hanno parlato di libertà di stampa connessa a Wikileaks e alla
rete: come è cambiato il modo di fare giornalismo nell’era di internet?
Engelberg diceva che la rete era
una rivoluzione che dava potere agli utenti ma si deve fare attenzione alla
miriade di dati che si possono trovare, giusti o sbagliati che siano.
Nougayrède, citando la sua storia professionale, ha raccomandato a noi giovani
che vorremmo intraprendere la carriera giornalistica di restare ancorati alla
realtà, di immergerci nelle storie e poi raccontarle. Perchè questo è il
giornalismo: raccontare la realtà.
Partecipare al festival è stata un’emozione unica e mi ha
insegnato moltissimo. Non posso che dire grazie ad Internazionale: grazie per
avermi aiutato a mettermi alla prova. Al prossimo festival, qualsiasi cosa
succeda riguardo la mia carriera universitaria e professionale, cercherò di
esserci: come giornalista o come semplice spettatrice sarà comunque
un’esperienza istruttiva.
Pronti per Internazionale a Ferrara 2014? Stay tuned!
Silvia Moranduzzo
Silvia Moranduzzo
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