Ennesimo caso di violenza sulle donne. Solo nel 2013 ne sono state uccise 134
Quando
si parla di violenza sulle donne o di femminicidio si crede sia un argomento
ristretto alla competenza delle donne. Al contrario, si tratta di un problema
sociale e culturale talmente insito nelle nostre menti che non gli si da
l'attenzione che merita. Uccidere un essere umano è, prima che un reato, un
crimine nei confronti della "persona": quando si parla di
femminicidio si intende "Qualsiasi forma
di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una
sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la
subordinazione e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o
psicologico, fino alla schiavitù o alla morte" (definizione del
vocabolario di lingua italiana Devoto-Oli).
L'ultimo caso di violenza
sulle donne in ordine cronologico, è quello di Rosaria Aprea, ex Miss di
Macerata Campania, aggredita dall'ex fidanzato Antonio Caliendo nonostante il
divieto di avvicinamento dopo la scarcerazione avvenuta per decorrenza dei
termini della custodia cautelare. Un'aggressione si era già verificata in
precedenza, il 12 maggio 2013, quando Caliendo ha infierito in modo talmente
brutale sulla fidanzata da lesionarle la milza al punto da dover essere
ricoverata d'urgenza in ospedale per l'asportazione dell'organo. Caliendo ha
continuato a molestare Aprea via sms ma la donna ha dichiarato di averlo
perdonato, "di amarlo ancora e di essere dispiaciuta per quello che sta
passando". Sul Fatto quotidiano (20 aprile 2014), Chiara Gambino, psicoterapeuta,
ha spiegato che "purtroppo c'è un incastro patologico tra chi colpisce e
le vittime, spesso vulnerabili e sottomesse. Questi uomini che all'esterno
appaiono funzionanti hanno in realtà una personalità violenta molto
strutturata. Se non vengono sottoposti a una riabilitazione fatta da esperti
che lavorino sulla gelosia patologica e sulle paranoie, la recidività è
elevatissima. Con i trattamenti si scopre che nella maggior parte dei casi si
tratta di uomini maschilisti che hanno però subito violenza o abbandoni, talmente
dipendenti da vivere l'autonomia della compagna come qualcosa di intollerabile.
Personalità fragilissime e con scarsissima autostima".
Secondo i dati raccolti da
"Casa delle donne per non subire violenza", un gruppo di ricercatrici
dell'Università di Bologna coadiuvate da alcune volontarie, nel 2013 sono state
uccise 134 donne: il 70% sono donne italiane, gli assassini sono per il 70%
italiani e nel 58% dei casi l'omicida ha avuto una relazione con la sua
vittima.
Per quanto riguarda invece l'anno 2012, il Fatto Quotidiano ha
riassunto nella tabella seguente i vari moventi delle uccisioni di donne:
MOVENTE
|
NUMERO
|
%
|
Separazione/Fine-Rifiuto
Relazione sentimentale
|
31
|
25
|
Gelosia
|
18
|
14,5
|
Motivi
economici
|
14
|
11,3
|
Malattia
autore (psichica o fisica)
|
11
|
8,9
|
Violenze
precedenti
|
10
|
8,1
|
Tratta/Prostituzione
|
10
|
8,1
|
Malattia
vittima (psichica o fisica)
|
7
|
5,6
|
Altro
|
13
|
10,5
|
nd
|
10
|
8,1
|
TOTALE
|
124
|
100
|
Se continuano a ripetersi casi di femminicidio e di violenza
sulle donne vuol dire che la legislazione italiana non ha ancora raggiunto il
livello per cui le donne possono sentirsi sicure. Non si è ancora arrivati a
norme generali che impediscano questo genere di reati. Inoltre, servirebbe una
adeguata rieducazione dell’omicida o del violento in apposite strutture, nelle
quali possano ricevere l’assistenza psicologica che potrebbe aiutarli in un
reinserimento controllato nella società. Fino a che queste forme di prevenzione
non saranno attuate, la sicurezza di tornare a casa vive non ci sarà.
Silvia Moranduzzo
Silvia Moranduzzo
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