Dalle idee al brevetto: arrivano 40 milioni

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 16 febbraio 2018


Uno dei problemi che legano il mondo del lavoro alla ricerca scientifica è la difficoltà di far emergere progetti validi e trovare di conseguenza i finanziamenti adatti.
I ricercatori di Padova però hanno una chance in più: Vertis Sgr, società di gestione del risparmio, ha aperto un fondo di investimento VV3 Technology transfer di 40 milioni per finanziare i progetti di ricerca del territorio. Il protocollo d’intesa siglato con il Galielo Visionary district e l’Università di Padova ha l’obiettivo di far emergere idee che possano avere uno sbocco sul mercato in modo da dare una possibilità a nuove imprese che altrimenti non sarebbero potute nascere. Per questo collaboreranno anche Unismart, società dell’Università di Padova che promuove i brevetti dei ricercatori patavini, e Start Cube, grande contenitore che valorizza start up nate all’interno dell’ambito universitario. «Quello che vogliamo fare è andare alla ricerca di idee e progetti che siano appetibili per le grandi e medie imprese internazionali e del territorio, per poi accompagnarle nel percorso di trasformazione da tecnologia a prodotto – spiega Nicola Redi, managing partner di Venture Factory –. Cercheremo prima di tutto a Padova, la cui università vanta tra i migliori laboratori italiani. È l’unico ateneo dove il progetto è completo in tutte le sue fasi».
Insomma, le buone idee non devono restare chiuse in un cassetto. «Servono intraprendenza, competenze, organizzazione e anche, ovviamente, risorse finanziarie. Però l’accesso al mercato dei capitali di rischio costituisce uno strumento indispensabile per fare di Padova un ecosistema favorevole alla nascita di innovazione imprenditoriale» afferma Emiliano Fabris, direttore del Galileo Visionary district. Importante sarà il contributo dato dall’Ateneo che avrà il compito di andare a scovare i progetti più brillanti tra le molte menti acute che popolano i corridoi universitari.
«L’università è la fonte primaria: senza quello che si produce all’interno dell’Ateneo si chiude a tutti i livelli – aggiunge Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Padova – Noi abbiamo tutto l’interesse che i contatti si creino velocemente e che si possa accedere al fondo di investimento da 40 milioni con cui sviluppare quanto viene creato nei laboratori o sui banchi della nostra università».

di Silvia Moranduzzo

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