È immorale collegare il colore della pelle con i reati

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) l'8 febbraio 2018


Le tensioni sociali sul tema dell’immigrazione si stanno acuendo e la propaganda elettorale non sembra interessata a calmare gli animi. La situazione sta raggiungendo picchi di violenza: l’ultimo triste capitolo è la strage di Macerata in cui Luca Traini, sabato scorso, ha sparato a un gruppo di immigrati di colore prendendo a pretesto la morte di Pamela Mastropietro del cui omicidio è accusato un nigeriano. Un pretesto, appunto. Come sottolinea anche don Marco Cagol spiegando che «siamo di fronte a due fatti, che qualcuno ha preteso di collegare in un gesto di follia. Da un lato si diffonde il sospetto che l’autore dell’omicidio e del vilipendio del cadavere di una ragazza italiana sia un giovane nigeriano. Dall’altro un uomo si arma di una pistola e va deliberatamente a cercare altri ragazzi, per vendicare la giovane uccisa. Ma, e qui è il punto, spara loro per il solo fatto che sono neri, neri come il ragazzo che è sospettato di essere implicato nella tragica vicenda. Il nesso (il)logico che ha agito nella testa di quell’uomo, ma che aleggia anche in alcuni ragionamenti sentiti in questi giorni, è ciò che dobbiamo rifiutare senza se e senza ma: il diretto collegamento cioè tra l’essere neri e l’essere considerati colpevoli dell’omicidio della ragazza. Questo passaggio è contro la ragione, è sbagliato, è immorale, è contro i valori umani del nostro Paese». 
Anche per questo la Diocesi di Padova vuole sottolineare l’importanza della veglia di preghiera alla cappella San Giuseppe Lavoratore in via IV strada, prevista per stasera in occasione della giornata mondiale contro la tratta degli esseri umani. Il messaggio è chiaro: dobbiamo tutti riflettere sulla situazione di tensione attuale senza farsi annebbiare dall’odio razziale. «Alcuni sostengono che il numero elevato di immigrati sia la causa, anche solo indiretta, di gesti così violenti e che ci sia qualcuno che ha una colpa per questo. Questo ragionamento, in fondo, trasferisce un po’ di quella colpa che si vorrebbe apparentemente attribuire ai responsabili delle politiche migratorie (chiunque essi siano) anche a quei ragazzi colpiti all’improvviso (di cui non si dice nulla, quasi non avessero storia o dignità di persone). È come dire loro: «Se vi hanno sparato, un po’ è anche colpa vostra, perché eravate qui, e qui non dovevate essere! - sostiene il religioso -. In questi ragionamenti apparentemente solo politici, abita sotto sotto l’idea di una colpa per il fatto di essere migranti. Tutto questo è totalmente al di fuori di qualsiasi misura di bene, umano e cristiano. È - conclude don Cagol- il rovesciamento del bene».

di Silvia Moranduzzo

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