Pediatria, c’è l’app che insegna con le fiabe

Pubblicato sul Corriere del Veneto (edizione cartacea) il 6 febbraio 2018


Il ricovero in ospedale è sempre un momento difficile. Chiusi in una stanza, magari con una flebo attaccata al braccio, si ha la percezione di essere lontani dal mondo reale. Il tempo è scandito dall’arrivo dei medici, dai giri degli infermieri e dalle visite dei familiari. La situazione si fa più complicata se si tratta di bambini che dovrebbero correre, giocare, andare a scuola, e non vedersi strappare l’infanzia da una malattia.
Forse, però, si può portare un po’ di conforto anche in pediatria. Da qualche giorno Good Mood, società che produce audiolibri, e Sphera Holding, gruppo radiofonico, hanno messo a disposizione l’app «You Pod» che raccoglie una ventina di fiabe da ascoltare. Si tratta di un progetto della Regione Veneto, attuato in collaborazione con Confesercenti e Cescot Veneto, che permetterà ai piccoli ricoverati della Clinica Pediatrica di Oncoematologia di trascorrere le ore in ospedale con un pizzico di allegria in più.
«Ogni fiaba dura dai 10 ai 30 minuti e si possono trovare sia le fiabe della tradizione, come “I tre porcellini”, sia fiabe inedite che possano servire anche come strumento educativo: ci sono il personaggio di Sabrina che viaggia nella storia o le filastrocche in inglese – spiega Marcello Pozza di Good Mood –. Ci sono suoni e varie voci a narrare e ogni mese la libreria virtuale si rinnoverà con nuove storie».
Tra le voci ci sono anche personaggi famosi come Neri Marcorè. Il progetto vuole anche essere un supporto allo studio: in ospedale, infatti, vengono organizzate delle classi per far sì che i bambini ricoverati possano andare avanti con i programmi scolastici. «Utilizzeremo queste fiabe per poi svolgere comprensioni del testo e analizzare la morale di ogni storia – afferma la dottoressa Elisabetta Ceretti, docente alla Clinica Pediatrica –. L’ascolto permette al bambino di creare immagini con la sua fantasia e sviluppare la creatività. Inoltre, è un buon modo perché imparino vocaboli nuovi anche in inglese e imparino divertendosi».

di Silvia Moranduzzo

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