Le manovre nell'ombra di Denis Verdini

In politica vince chi sa reinventarsi ad ogni cambio di governo. Chi si prepara per tempo per non affogare con la nave che affonda, chi nasconde il salvagente agli altri per tenerselo stretto o, al massimo, dà qualche bracciolo a quelle persone che potrebbero fargli comodo una volta che si dovesse ricostruire la nave. Lo sa bene Denis Verdini che in questo periodo sembra si stia muovendo per prepararsi per lo scenario che verrà dopo il referendum. Ovviamente non disdegna nessun colore politico. Secondo Verdini, Renzi dopo il referendum formerà un nuovo governo, sia in caso di vittoria, sia in caso di sconfitta. E allora lo si vede incontrare parlamentari di diversi gruppi politici al ristorante “Al Moro”, a due passi dalla fontana di Trevi. Sembra convinto che il governo verrà ritoccato eliminando alcuni ministri come Lorenzin, Giannini e Orlando e quindi sta cercando di incoraggiare alcuni colleghi di Forza Italia a votare sì alla consultazione del 4 dicembre perché “c’è un posto a tavola per tutti” ha dichiarato uno dei suoi commensali all’ "Huffington Post".
Già all’inizio dell’anno Verdini aveva spiegato al "Corriere della Sera" il suo piano in tre tappe: l’appoggio all’Italicum, alle riforme costituzionali e, infine, al referendum confermativo. Nel frattempo, ha dichiarato di voler mantenere un basso profilo per portare a termine il piano senza intoppi e riuscire a entrare al governo senza troppo rumore. Si prepara una crisi di governo pilotata?
Tuttavia ci potrebbe essere un altro scenario. Sarebbe stato visto entrare due settimane fa a palazzo Giustiniani (la sede degli uffici dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di Pier Ferdinando Casini) Gianni Letta, uno dei più noti burattinai del berlusconismo dei tempi d’oro. Qualche giorno dopo, al Senato, Casini sembra aver detto a Dario Franceschini: “Mi sa che devi stare pronto…”. Ipotesi alternativa, dunque, ad un Renzi bis sarebbe un primo governo Franceschini, oppure l’affidamento un mandato esplorativo a Grasso. Quest’ultimo caso pare sia il più probabile, tanto che l’ex Ministro della Difesa Mario Mauro ha riportato: “Dicono che Verdini abbia già cominciato a lusingare Grasso per il dopo Renzi”. 

Nel 2017 si parla di un cambio dei vertici Rai, del direttore generale del Tesoro, ma anche di Enel, Eni, Poste, Finmeccanica, Terna e Banca d’Italia. Che il cambiamento si estenda anche al governo? Forse sarebbe il caso di riesumare un vecchio hashtag che, allora, portò fortuna a Matteo Renzi: #matteostaisereno


di Silvia Moranduzzo

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