L'Ilva causa tumori e malattie: uno studio ufficializza i timori dei cittadini di Taranto

Sembra che l’Ilva di Taranto continui a mietere vittime. Secondo uno studio del Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia, con la collaborazione del dipartimento di Epidemiologia del Lazio, i bambini tra 0 e 14 anni che soffrono di patologie respiratorie tumorali sono aumentati del 24% coloro che abitano nel quartiere Tamburi, del 26% nel quartiere Paolo VI. Il campione è di 321.356 persone residenti a Taranto, Massafra e Statte tra il 1998 e il 2010. “Questo studio complesso ha indicato una connessione diretta tra aumento della mortalità per tumore e per malattie cardiovascolari, respiratorie e i picchi di innalzamento della produzione della fabbrica” ha affermato Michele Emiliano, governatore della Puglia. Vivere nei pressi dell’Ilva comporta seri rischi per la salute a causa delle emanazioni di polveri sottili Pm10 e anidride solforosa. Si ritiene che il colosso siderurgico sia responsabile di un aumento della mortalità del 4%, di cui un 5% per tumore polmonare e un 10% per infarto del miocardio. Ci sono anche casi di gravidanze “con esito abortivo”, cancro alla mammella e alla cute tra le donne. Emiliano chiede interventi immediati da parte del Governo per regolare l’attività dell’impianto e, in particolare, la revoca della facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo della fabbrica.
I risultati di quest’ultimo studio sono sostanzialmente gli stessi di quelli che nel 2012 contribuirono al sequestro degli impianti da parte del gip Patrizia Todisco. I provvedimenti che erano stati adottati riguardavano l’innalzamento di una barriera antivento dei parchi minerali. Tali parchi sono a cielo aperto e quindi inquinano sia che l’Ilva sia attiva sia che venga chiusa. Inutile dire che una semplice barriera è stata completamente inutile. La copertura di questi parchi è l’elemento più costoso tra quelli necessari per ridurre l’inquinamento della fabbrica.
Il cosiddetto “decreto salva Ilva” stabilisce che due miliardi vadano all’amministrazione straordinaria della fabbrica, operativa dal 21 gennaio 2015, costituita da tre commissari che potranno inoltre chiedere fino a 400 milioni di prestito allo Stato per investimenti e innovazione. Per sbloccare il miliardo e 200 milioni che era stato sequestrato da parte della Procura di Milano per presunti reati fiscali e valutari ai Riva, i proprietari dell’impianto, il decreto offre ai magistrati e alle banche svizzere (parte del denaro si trova infatti in Svizzera) la garanzia che quei soldi saranno impegnati nel risanamento della struttura. Coloro che vorranno acquistare una parte dell’Ilva dovranno proporre un piano ambientale e pare che potranno chiedere la modifica di un certo numero di prescrizioni dell’AIA, in contrasto con quanto sancisce la normativa europea.

La Regione Puglia ha portato il decreto di fronte alla Corte Costituzionale per lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore. Infatti, la legge in questione non prevede alcun coinvolgimento della Regione per quanto riguarda le misure di tutela ambientale e sanitaria da applicare all’ulva.


di Silvia Moranduzzo

Commenti

Post popolari in questo blog

Arcella, sicurezza dalla luce Giordani: Led nel quartiere e per la zona della stazione

La battaglia di mister "Mocio Vileda": "Un centro commerciale davanti al Catajo? Se lo faranno chiuderò al pubblico il castello"

Sciarpe rosse e lacrime per l’addio a Giselda