Referendum Ungheria: manca il quorum ma politicamente vincono Orbàn e la chiusura allo straniero

Volete che l’Unione Europea imponga l’insediamento forzato di cittadini non ungheresi sul territorio nazionale senza il consenso del Parlamento?”. Questo è il quesito al quale hanno risposto ieri i cittadini ungheresi. Il primo ministro Viktor Orbàn, del partito di destra Fidesz, ultimamente in calo nei sondaggi, aveva incitato la popolazione a votare no, sostenendo una campagna all’insegna della paura dello straniero (costata ai contribuenti ungheresi circa 16 milioni di euro), cavalcando l’onda nazionalista che sta attraversando l’Europa in varie forme. Il partito Fidesz negli ultimi mesi ha perso 1 milione di sostenitori.
Il referendum non ha raggiunto il quorum quindi legalmente non è valido, però ci sono delle ripercussioni importanti a livello politico. L'affluenza si è fermata al 43% e di questi il 98% ha votato no. Un segnale forte che l'Europa non può sottovalutare. Orbàn aveva promesso le dimissioni in caso di fallimento del referendum ma è difficile dire se abbia fatto veramente un buco nell'acqua. Ciò che traspare è che metà della popolazione ungherese sicuramente non vuole accogliere migranti, mentre l'altra metà non si sa cosa pensi.
Secondo il governo azioni terroristiche come quelle avvenute a Bruxelles o Parigi sono frutto dell’immigrazione e quindi demonizza le decisioni prese dalla Commissione europea per risolvere la crisi migratoria. Il piano europeo è basato sul numero di abitanti e sul prodotto interno lordo, con alcune variazioni che dipendono dalla quantità di richieste d’asilo e dal tasso di disoccupazione. Secondo questa direttiva l’Ungheria dovrebbe ospitare 1294 migranti che arriverebbero da Italia e Grecia.
Orbàn è colui che ha dato l’ordine di costruire una barriera di filo spinato e lame di rasoio alta quattro metri e lunga 180 chilometri sul confine serbo per fermare i migranti che si dirigevano in Germania e Scandinavia. La giustificazione del governo a questo genere di scelte è che “se non arrestiamo l’ondata migratoria che ci porta anche terrorismo e crimine, l’Europa in pochi anni perderà la sua identità, ogni sua società di ogni suo paese membro diverrà irriconoscibile”. Rifiutare le direttive europee per salvare l’Europa stessa è il messaggio di facciata di Orbàn. “Il mio appello a tutti non è quello di rispondere con sanzioni, di rispondere con la rabbia - afferma il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz -. Cerchiamo di rispondere con un approccio razionale. L’approccio razionale non è la lotta alla migrazione, è una maggiore cooperazione degli organi di sicurezza e delle forze di polizia, più cooperazione dei servizi segreti e una maggiore cooperazione giuridica”.

In Ungheria i crimini commessi da stranieri sono l’1% del totale, e per lo più vengono commessi da turisti. Secondo l’associazione Hungarian Helsinki Commitee, gli immigrati sono meno del 2% della popolazione e quelli non europei si aggirano attorno allo 0,6%. Per fare un confronto, in Italia i cittadini stranieri residenti sono l’8,2% della popolazione totale (5.014.437 su 60.795.612). 

di Silvia Moranduzzo

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