Pizzarotti esce dal Movimento 5 stelle

Il tira e molla tra i poteri forti del Movimento 5 stelle e Pizzarotti è terminato. Dopo più di un anno di post sul blog di Grillo e di litigi, il sindaco di Parma ha ceduto al mobbing grillino ed è uscito ufficialmente dal partito. Era stato sospeso in maggio dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia per i fatti del Teatro Regio, indagine conclusa con il suo proscioglimento.
Ieri, durante una conferenza stampa in municipio, Pizzarotti ha detto: “Non è facile ma è un passo che devo compiere. Abbiamo sperato che qualcosa cambiasse ma non è arrivata neppure una telefonata. Il direttorio si è messo dietro il garante e dopo Palermo, col nuovo ruolo del capo politico, la decisione non era più rinviabile. Ho pagato - continua il sindaco - per aver messo la mia città davanti al M5s e questo lo rifarei mille volte. Voglio rappresentare quello che potevamo essere se avessimo avuto il coraggio di farlo. E' mancata la coscienza critica, l'ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore”. E aggiunge: “Lascio da uomo libero, lascio un movimento che è cambiato. Non ho mai accettato di avere paura e di dire quello che ritenevo giusto”. Parla dei risultati ottenuti e ignorati dal Movimento, non si sbilancia su una possibile ricandidatura con un’eventuale lista civica.
L’uscita riguarda solamente il sindaco, non il gruppo consiliare che valuterà in seguito ma che si schiera dalla parte di Pizzarotti.
I primi dissidi tra il sindaco e il vertice del movimento sono cominciati nel 2013 quando Pizzarotti non ha chiuso immediatamente l’inceneritore di Parma, come da promessa elettorale. Grillo e Casaleggio hanno cominciato a criticarlo nonostante egli dicesse di voler ridurre l’utilizzo dell’inceneritore gradualmente (cosa che ha fatto) perché era impensabile agire altrimenti. “Io ho risposto che non potevo far fallire una città di fronte a richieste di chi non ha mai amministrato la città” sottolinea Pizzarotti. Recentemente è stato escluso dall’incontro di Palermo, nel quale Grillo è tornato nei panni di capo del Movimento, e il palcoscenico è stato dominato dalla Raggi, criticata dal sindaco di Parma in quanto protetta del direttorio: “Cosa sarebbe successo se avessi nominato un ex tesserato del Pd  in Iren o una ex consulente di Ama? Siamo stati messi in croce per molto meno” ha affermato in conferenza stampa.
La risposta di Grillo è arrivata in tarda serata con un post sul suo blog. La cattiveria con la quale scrive denota una certa difficoltà a gestire la situazione e anche un incancrenirsi sulla posizione di eterna opposizione del Movimento. “Sono contento e specialmente per lui. Spero che si goda i suoi quindici minuti di celebrità. E terminati quelli, spero che renda pubblici il prima possibile i documenti che gli sono stati richiesti il 6 giugno e che non ha mai fornito”. I documenti a cui si riferisce riguardano l’atto 335 che attesta i procedimenti penali in corso. Gli era stato chiesto per verificare che avesse ricevuto solo l’avviso di garanzia riguardante il Teatro Regio ma Pizzarotti aveva risposto invitando il direttorio a Parma per parlarne faccia a faccia. Invito sempre ignorato. 

Era l’unica conclusione possibile del percorso del sindaco di Parma all’interno del Movimento. Pizzarotti potrà aver commesso degli errori durante la sua amministrazione ma non si può non notare il trattamento becero e fascista che ha ricevuto dai 5 stelle.


di Silvia Moranduzzo

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